Leonessa-Poggio Bustone

Monti Reatini

28 maggio


Monti Reatini - prati san Bartolomeo
Monti Reatini - prati san Bartolomeo

Diario di viaggio

Senz'altro la tappa più montana del cammino; non soltanto per la quota, ma soprattutto perché si svolge in gran parte nelle bellissime faggete dei monti Reatini. È solo un peccato che sia così breve.
Avrei voluto renderla ancora più montana, evitando i quattro chilometri di asfalto nella Vallonina, imboccando invece un sentiero che parte da Leonessa e porta al cippo 454 attraverso il passo di Fara. Purtroppo, una telefonata a Pino, il contatto per i sentieri della zona segnato sulla guida, mi ha rivelato che in quella zona i sentieri sono segnalati male e c'è il serio rischio di perdersi, per di più in una zona non coperta dai cellulari.

Per fortuna la strada è quasi deserta: due auto e un trattore sono tutti i mezzi che incontro in un'ora di marcia. Si inoltra in una valle verdissima, ai cui pendii boscosi ed erbosi tengo gli occhi incollati. All'inizio sui bordi sono fioriti dei maggiociondoli, che qui tengono fede al loro nome, non come dalle mie parti, dove fioriscono a giugno inoltrato. Dove imbocco la sterrata mi fermo per sgranocchiare una mela. Dal bosco spira un brezza frizzante. Oggi non correrò il rischio di sudare: anzi, percorrerò gran parte della salita con due strati addosso.
La pista risale una faggeta che si fa più bella a mano a mano che si sale. È silenziosa, come solo i boschi senza uccelli lo possono essere; si ode sono il rumore dei miei pensieri. È ombrosa, quasi buia, tanto che mi domando come faccia a sopravvivere qualche eroico acero che incontro. I faggi sono quasi interamente coperti di muschio e licheni, tanto che devo riconoscerli dalle foglie e non dalla corteccia, come faccio di solito. Su un faggio a quota 1200 m vedo persino la Lobaria Pulmonaria, un cianolichene raro e pregiato, che ha bisogno di clima oceanico e di aria molto pulita. (Grazie alla mia amica lichenologa per avermi confermato l'identificazione.) Sul momento avevo qualche dubbio sul riconoscimento, perché dalle mie parti cresce solo sui castagni, ma con questo clima anche le cortecce dei faggi sono un substrato favorevole, mentre dalle mie parti sono spoglie.
Poco prima di sbucare nella prima radura, c'è una zona quasi pianeggiante di sottobosco molto pulito: decido che è il posto giusto per portare a casa una buona foto del bosco, che è sempre un soggetto assai ostico. Mollo lo zaino in un angolo e me la giro tutta con l'occhio nel mirino, fino a quando trovo l'inquadratura che mi soddisfa. Nel frattempo odo il richiamo di un capriolo, ma purtroppo non riesco a vederne nessuno. Seguono alcune radure, che offrono la possibilità di ammirare le cime erbose di questo gruppo montuoso. Un tratto in ripida salita, nel tratto più bello di faggeta, porta ad un prato al cui centro, su un dosso, svetta un frassino, dove una volta c'era un piccolo oratorio. Qui mi fermo per una pausa.

Mentre sto consumando lo spuntino, odo dei versi laceranti provenire da oltre il dosso. Cosa mai potrà essere? Cervi? Daini? Vado a curiosare e scopro che si tratta di un asino, che sta pascolando insieme a un branco di cavalli, attorno a delle pozze d'acqua. Poco dopo mi raggiungono i pinerolesi, che avevano fatto colazione con me, ma erano partiti più tardi, per l'inerzia tipica dei gruppi. Come è anche tipico dei gruppi numerosi (sono in sedici) il vociare che li annuncia. Si vanno a sistemare per il pranzo oltre il dosso.
Quando riprendo a camminare, scopro perché l'asino fa quei versi: è mentre gioca a inseguirsi coi cavalli. In faggeta si supera un dosso e si scende alla radura di Santa Maria, dove pascolano alcune vacche coi vitelli. Qui interpreto male la descrizione e la costeggio per un po' e solo dopo aver cercato invano il sentiero mi accorgo che avrei invece subito dovuto piegare a sinistra. Segnalo che da qui alla fonte Pertinara la descrizione sulla guida (2a ed.) è un po' imprecisa, ma basta seguire i segnali per non perdersi. È precisa la cartina dei monti Reatini. Un sentiero ombreggiato prosegue in quota. Perdo la svolta a destra che mi farebbe salire al cippo 454 e proseguo dritto per un po'. Mi accorgo che non vedo più segni, che prima erano frequenti, ma proseguo testardamente. Faccio un po' di ginnastica per evitare il fango e finisco al cippo 453, disteso a terra. Solo adesso capisco che è il caso di tornare sui miei passi. Altra ginnastica per evitare lo stesso fango e al bivio mi domando come ho fatto a non vedere i bolli, che sono fitti e gialli come le spighe di un campo di grano. Peraltro scoprirò che si sono persi pure i pinerolesi, che ignorano descrizione e tacche per seguire caparbiamente il GPS. Peccato che sotto le faggete non prenda (and the forests will echo with laughter).
Con una breve e ripida salita sono al cippo 454, un po' accaldato, perché è ormai pomeriggio e le temperature sono salite. Mi tolgo uno strato e resto in maglietta. Mi fermo un po' accanto al cippo e mi accorgo che avrei potuto arrivarci anche con un sentiero diretto dal cippo coricato; ci avevo pure pensato, ma avevo preferito evitare esperimenti. Tra l'altro, una volta sceso sulla sterrata prima di Poggio Bustone, mi accorgo che c'è un sentiero che vi arriva anche dal 453. La vista sulle radure sommitali è davvero invitante: è difficile resistere alla tentazione di infilarsi su per il 402 e provare a risalire queste montagne.

Con una breve discesa su un sentiero a tratti rovinato dai cavalli sono alla fonte Pertinara. Nell'ultimo tratto il sentiero e le tacche scompaiono, ma a quel punto basta andare a vista. La fonte è secca, ma la temperatura così mite e il sole così radioso, che mi fermo lo stesso sui prati intorno a godermi un po' il pomeriggio. I pinerolesi intanto mi raggiungono e mi accodo a loro, anche se ben presto li lascio andare avanti per scattare una foto alla Valle Santa, la valle in cui si trova Rieti, che fa capolino tra i pendii boscosi, quando si sbuca su una radura. Il pomeriggio è molto limpido: sembra di averla lì a portata di mano.
Quasi perdo il bivio per Poggio Bustone, ma stavolta mi accorgo subito che sono sparite le tacche gialle. La vegetazione intanto diventa quella delle basse quote, con i frassini che ricompaiono. Sbuco sulla strada e la seguo fino al convento. Quando arrivo al bivio per lo speco di San Francesco, prendo deciso in salita. I pinerolesi stanno lì a cincischiare e finiscono col perdere l'attimo. Ci saliremo poi insieme l'indomani mattina, prima di colazione. In effetti non ho molto tempo, per cui salgo un po' di corsa. A posteriori penso che avrei fatto molto meglio a lasciare lo zaino in un angolo e a salire leggero. Lo speco, nell'ombra del tardo pomeriggio è un luogo molto raccolto, in cui sembra di essere davvero isolati dal mondo, per via dell'alta parete rocciosa incombente e del fitto bosco tutto intorno. Lungo la salita ci sono alcune cappelle che manderanno in visibilio gli appassionati di pareidolia: dentro ci sono infatti rocce in cui la devozione popolare ha riconosciuto impronte lasciate dal santo e non solo. La migliore, da questo punto di vista, è quella in cui c'è l'impronta «informe e irriconoscibile» del diavolo: in sostanza delle concavità a casaccio.
All'arrivo al convento fra' Renzo mi saluta col mio nome. «Sai leggere nel pensiero?» «No, sono il profeta Isaia». Mi accompagna in stanza. Avendo prenotato per ultimo, mi tocca quella con la doccia senza box né tendina: mi tocca ingegnarmi a fare la doccia con un filo d'acqua, per non allagare il bagno. Dopo il frate ci accompagna in giro per il monastero. Anche se risale ai tempi di Francesco, di medievale c'è rimasto poco. Anzi, le maggiori attrattive artistiche sono le opere di Piero Casentini, un artista contemporaneo molto trendy tra i francescani, per via di un azzeccato dipinto in cui l'ombra della croce si staglia sul saio di san Francesco.
La sera mi aggrego ai pinerolesi che cenano da Feliciano. Il paese abbarbicato sul pendio della montagna è molto intrigante.

Galleria fotografica

Leonessa - Piazza 7 aprile
Leonessa - Piazza 7 aprile
Leonessa - Chiostro di san Francesco
Leonessa - Chiostro di san Francesco
Leonessa
Leonessa
Vallonina
Vallonina
Monti Reatini
Monti Reatini
Lobaria Pulmonaria
Lobaria Pulmonaria
Monti Reatini - faggeta
Monti Reatini - faggeta
Monti Reatini
Monti Reatini
Monti Reatini
Monti Reatini
Monti Reatini - prati san Bartolomeo
Monti Reatini - prati san Bartolomeo
Monti Versaniello - Cippo di confine
Monti Versaniello - Cippo di confine
Monti Reatini
Monti Reatini
Poggio Bustone
Poggio Bustone
Convento di san Francesco
Convento di san Francesco

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Sergio Chiappino

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