Rif. Remondino-Rif. Questa

Laghi di Fremamorta

26 luglio


Cima di Nasta
Cima di Nasta

Diario di viaggio

Al mattino presto il cielo è coperto, ma verso le 8 le nuvole si dissolvono lasciando un cielo terso come quello degli altri giorni. Partiamo all'ombra, al fresco e scendiamo per un sentiero erto e sconnesso, almeno per essere uno che sale ad un rifugio. In origine avevo previsto di fare il giro in senso inverso, come descritto sui siti dei rifugi, ma poi avevo dovuto cambiare programma perché il sabato sera il Questa era pieno. L'idea di fare questa salita al pomeriggio, sotto il sole, con il pranzo nello stomaco e vedendo sempre in alto il rifugio che non si raggiunge mai, deve essere estenuante.
Vediamo un camoscio intento a brucare poco sotto il sentiero. Per la verità quello che scorge tutti questi animali è quasi sempre il mio compagno di avventure, che ha un occhio di falco ed è molto attento. Io invece quando cammino sto quasi sempre concentrato sui miei piedi e non mi ricordo di alzare lo sguardo e raramente riesco a scorgere un animale lontano, a meno che non collabori muovendosi.
Più sotto da un salto roccioso cade un'alta cascata, che si raggiunge aggirandola da un lato. Dalla base scorre un placido ruscello, la cui fresca erba è venuto a brucare un camoscio. Poco dopo incontriamo due marmotte che se ne stanno perfettamente immobili tra i massi mentre noi giriamo loro intorno. Una si fa anche fotografare all'erta con le manine in bella vista, ma non appena il fotografo fa il gesto di girarsi indietro, si infila come un razzo nella tana.

Ancora una breve discesa e si giunge al Piano della Casa un ampio pianoro erboso percorso da un sinuoso torrente, dove finisce la sterrata che sale dalle Terme. Per fortuna non sale nessun'auto mentre ci passiamo, così ai nostri polmoni sono risparmiati i gas di scarico e la terra sollevata dalle ruote. Si scende lungo la strada per un breve tratto, quindi si attraversa un ponte di legno e si imbocca un'ampia mulattiera che si dirige verso il versante della valle opposto al Remondino. Volendo, questo tratto può essere evitato passando dal rifugio Regina Elena (si trova la deviazione poco prima di giungere alla strada). Può essere una buona idea la domenica, quando ci sono molte auto, ma nei giorni feriali merita una visita il piano, che tra l'altro pullula di marmotte.
Si incontrano numerosi bivi, tutti ben segnalati, per il colle di Ciriegia e quello di Fremamorta. Si passa tra belle fioriture in forte ritardo. Ci sono numerose orchidee, che ricordo fiorite a giugno a queste quote, mentre siamo ormai a fine luglio. Anche se lo spettacolo è ormai passato, non è raro trovare rododendri ancora fioriti. Si prosegue in direzione nord-ovest, su un sentiero balcone molto panoramico, con pendenza moderata che consente di godere con calma della vista sulla valle del Gesso della Valletta. Prendendo quota, compaiono la parete sud dell'Argentera e il Corno Stella. Questa difficile montagna assomiglia ad una sottile accetta ed ha per questo la particolarità di essere identica vista da qui o dal vallone di Lourousa, fenomeno davvero insolito.
Ad un bivio si può decidere se andare direttamente al lago mediano di Fremamorta oppure fare un giro più lungo per salire al lago superiore. Optiamo per la prima scelta e in due passi ci siamo. Sbuchiamo su un'ampia mulattiera militare, sostanzialmente una strada, che nel punto più basso ne tocca le sponde. Andando sul versante opposto si dovrebbe vedere l'Argentera riflettersi sopra, ma non abbiamo voglia di andarci a ficcare su una pietraia magari instabile. Salendo verso il lago superiore, si ha invece il particolare scorcio di un cielo blu che si incunea a triangolo verso la terra e si riflette sul lago.
Andiamo a pranzare al Guiglia, da dove si vede il lago soprano. Le previsioni che abbiamo sentito ieri al rifugio annunciano temporali tra le 2 e le 4, perciò decidiamo di vedere come presenta il cielo per capire se si può proseguire o se è meglio aspettare che passi la sfuriata. Nel bivacco ci divertiamo a leggere sul quaderno le imprese di due fidanzati che si vantano di aver amoreggiato sull'angusto tavolato tra i letti a castello (dove sarebbe stato impossibile perché non c'è altezza sufficiente per due persone).

Verso le 2 nel cielo ci sono molti cumuli, ma nessun cumulonembo cattivo e l'aria è fresca, quindi partiamo fiduciosi. Curiosamente le nuvole, come già ieri, provengono da sud e non dall'umida pianura ad ovest, come capita di solito sulle alpi occidentali. Qui il clima è diverso, perché è influenzato dal mediterraneo, che porta ad avere una distribuzione delle piogge molto diversa da quella delle alpi Cozie e Graie.
Lungo la militare torniamo al lago mediano e andiamo a quello inferiore che, essendo il più incassato, ha un nevaio ai suoi margini e un iceberg adagiato sui bassi fondali. Con una breve salita siamo al Colletto del Valasco. Sentendo delle pietre cadere sul versante opposto, osserviamo in quella direzione e vediamo quattro camosci che si inseguono. Corrono a rotta di collo per placche ripidissime e, quando arrivano sul bordo, saltano da un paio di metri senza battere ciglio. Al colle troviamo un piccolo nevaio residuo. Scendiamo in un vallone molto aspro, con estese pietraie e smilzi prati. Qua e là si elevano dei radi esemplari di larici e cembri, alcuni possenti. In un tratto lastricato le incisioni su alcune lastre ricordano il battaglione alpino Dronero e l'anno di costruzione, il 1909, i tempi della Santa Alleanza quando l'Italia era alleata con Impero Asburgico e Germania in funzione antifrancese. Il confine passa poco lontano, sulle cime che ci sovrastano a sinistra.
Arriviamo ad un bivio, dove prendiamo a sinistra (a destra si scende al Valasco). Con un traverso molto panoramico sul Piano del Valasco e il Monte Matto ci dirigiamo verso il Questa. Qui la mulattiera si fa più stretta: è poco più larga di un sentiero. Passiamo accanto al tronco di un larice o a un cembro caduto molto tempo fa e ormai privo di corteccia e rami. È enorme, da vivo doveva essere imponente. In corrispondenza di un impluvio si getta uno sguardo sul vallone di Prefouns. Col cielo coperto è di una bellezza quasi patagonica. C'è un sentiero che lo risale e porta in Francia, ma il gestore del Questa ci dirà che le pietre sono molto instabili, per cui è meglio percorrerlo a inizio stagione con piccozza e ramponi.
Oltre l'impluvio c'è un tratto di mulattiera molto rovinato: i tornanti sono ridotti a mucchi disordinati di sassi. Con un traverso in salita giungiamo ai piedi della serpentina che sale al lago del Claus. Qui prendiamo a sinistra e in pochi minuti siamo al Questa, proprio mentre nuvole minacciose si addensano. Di lì a mezz'ora comincerà a piovere.

Il rifugio sorge poco sopra il Lago delle Portette, uno specchio d'acqua perfettamente circolare del diametro di 250 metri ed è circondato da varie cime alte quasi 3000 metri. Col cielo coperto è molto nordico.
Il Questa è il rifugio di gran lunga più rustico tra quelli incontrati. Se non fosse per il tetto di metallo e le scale di sicurezza, sarebbe identico alle foto anni Venti dei primi rifugi: un cubo di pietra con qualche finestra. La porta esterna si chiude con difficoltà quanto quella che porta alle camere non vuole sapere di aprirsi. A noi, arrivati sul tardi, toccano due posti letto sul terzo piano del castello, a un paio di metri dal pavimento. Quando salgo sulla scaletta per preparare il letto, sento la struttura di ferro inclinarsi pericolosamente verso di me, ma temerario proseguo e, contro ogni aspettativa, riesco e scalarlo senza ribaltarlo su di me. Quando mi muovo, il letto cigola come la porta di un film horror e oscilla come un grattacielo giapponese durante un terremoto. Temo proprio che l'indomani non potrò andare a fotografare l'aurora, a meno di voler svegliare tutta la stanza. Al mio amico va pure peggio: il suo letto non ha la scala, né si può utilizzare la mia, perché non si incastra nella sponda del letto. Allora è costretto a salire sul letto intermedio, di lì allungare una gamba sul davanzale ingombro di zaini e maglie e infine fare una spaccata per appoggiare tutta la gamba sinistra sul suo letto. Ora spingendosi con la mano contro il muro, riesce a salirvi con tutto il corpo. Buon per lui che arrampica, io avrei finito col dormire sul pavimento.
La cena è buona e molto abbondante.

Galleria fotografica

Nuvole tra i picchi
Nuvole tra i picchi
Cima di Nasta
Cima di Nasta
Camoscio
Camoscio
Cascata
Cascata
Ruscello
Ruscello
Due marmotte
Due marmotte
Marmotta all
Marmotta all'erta
Cima di Nasta
Cima di Nasta
Marmotta all
Marmotta all'erta
Piano della Casa
Piano della Casa
Farfalla
Farfalla
Campanula incisa
Campanula incisa
Pini sulle rocce
Pini sulle rocce
Argentera
Argentera
Lago mediano di Fremamorta
Lago mediano di Fremamorta
Iceberg al lago sottano di Fremamorta
Iceberg al lago sottano di Fremamorta
Lago sottano di Fremamorta
Lago sottano di Fremamorta
La militare
La militare
Larice caduto
Larice caduto
Vallone di Prefouns
Vallone di Prefouns

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Sergio Chiappino

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