Antola-Torriglia

7 giugno


Rifugio Antola
Rifugio Antola

Diario di viaggio

Tappa tranquilla, lungo una piacevole mulattiera lastricata, probabilmente costruita durante il periodo delle villeggiature sull'Antola (il Casalis riferisce che, mezzo secolo prima, le mulattiere di Torriglia erano pessime).

Al mattino nuvole e sole si susseguono rapidamente. Dopo un po' d'incertezza, prevarrà il secondo, ma verso sera riprenderà a piovere. Su consiglio della gestrice, prendiamo il sentiero che parte in quota direttamente dal rifugio, senza dover risalire. Attraversa una faggeta di alberi imponenti; uno poi ha un foro alla base, come se gli avessero tolto trenta centimetri di terra e ora il tronco iniziasse a mezz'aria. In una decina di minuti siamo alla mulattiera lastricata con pietre di calcare, infisse verticalmente nel terreno. È scivolosa quel tanto che basta. Prima e dopo brevi discese e lunghi traversi, maggiociondoli e biancospini fioriti, un noce, boschi ombrosi e fitti discorsi, arriviamo alla radura presso la casa del Piccetto. Domina dall'alto la Valbrevenna, che da qui appare sprofondata sotto di noi, immersa nei suoi boschi senza fine, chiazzati di scuro dalle ombre dei cumuli. La presenza di un'abitazione in questo luogo ci ricorda che qui come altrove i boschi sono recenti, mentre una volta era quasi tutto pascolo o coltivazione. Immagino che di qui la vista, nelle terse giornate autunnali si spinga fino a tutta la cerchia alpina occidentale.
Procedendo in quota, arriviamo a un punto panoramico su Torriglia, da cui finalmente vediamo anche il mare, il promontorio di Portofino, forse anche il Manico del Lume (ma dall'entroterra sarebbe la prima volta che lo vedo, la mia è giusto un'illazione). Ci fermiamo lungamente sulla panchina strategica, al ritrovato sole. Un buprestide verde metallico ronza intorno a noi, poi due cuccioli di daino o capriolo si rincorrono attorno al maggiociondolo a monte del sentiero, schizzando via come saette.
Da questo punto in poi il fondo della mulattiera è davvero pregevole; per qualche decina di metri è anche affiancata da un muro quasi megalitico. La vegetazione è quella della bassa collina, con querce, ornielli e noccioli, anche se siamo intorno ai mille metri. L'aria mite del mare comincia a farsi sentire, anche se siamo ancora sul versante continentale. Arriviamo a Donnetta, tra un intrico di fili elettrici e del telefono degno di Bangkok. Ci sono belle casette e una chiesa bianca. La Via del Mare resta in quota, mentre noi dobbiamo scendere al capoluogo. Il sentiero segnalato si districa tra le case e sbuca su una sterrata. Una signora accaldata, che trasporta due secchi di letame, ci indica la vecchia mulattiera, che scende tra prati in abbandono, dove ora pascolano i daini. Uno lo troviamo anche in mezzo al sentiero e si allontana prudente, ma non spaventato. Finiamo tra case sparse, dopo cui la mulattiera continua a scendere, ora cementata. Un ponte ci fa superare un torrente infossato. Un signore americano sta raccogliendo una fascina di legna. Arrivati in paese, chiediamo della trattoria consigliataci da Silvia, che sarà una piacevole sorpresa. È molto onesta, con poche cose semplici e locali, frequentata da lavoratori e vecchi che non hanno modo o voglia di cucinarsi il pasto. Socializziamo con un avventore alticcio.

Pernottiamo al centro equestre. Dopo il bucato, vado a osservare il proprietario mentre ferra un cavallo. «Posso scattarvi qualche foto?» «Per me puoi pure mettermi sul giornale.» «Però prima devi togliergli la pancia con fotosciop», chiosa il figlio Timothy, un nome da film western. Resto stupito da un cane che va a mangiare la limatura degli zoccoli del cavallo, come se fosse una prelibatezza. Su un libro di Mauro Corona, credo fosse Nel legno e nella pietra, avevo letto che i montanari mangiavano anche gli zoccoli dei camosci, dopo averli bolliti. Loro però avevano una fame atavica, mentre questo cane ha la pancia piena. Oltre a cavalli, cani e gatti, c'è anche un gallo con due pollastrelle al seguito; mi apposto davanti alla porta della stanza per immortalarlo mentre passa. Ci sono poi delle capre, una delle quali l'indomani mattina tenterà di sfondare a cornate la porta della nostra stanza. Uno del gruppo ascolta una signora che viene a lamentarsi, perché, a suo dire, i cavalli mangerebbero i fiori del vicino cimitero. Il personale le fa notare che sono tenuti tutti sotto custodia e saranno magari i tanti daini dei dintorni i sacrileghi. Al rientro della passeggiata serale noterò che un cavallo deve essere ben smilzo per passare dalle porte del cimitero. Certa gente fa dei ragionamenti assurdi, purché confermino le proprie idee preconcette.
Prima della pioggia serale, facciamo un giro per il paese. Oggi è un po' in disarmo, dopo un passato glorioso, durante la stagione delle villeggiature borghesi. Allora anche D'Annunzio e la Duse andavano in vacanza a Balme: era prima che la motorizzazione portasse le Alpi a due ore da Genova e quindi gli aerei le Maldive sull'uscio di casa. Su una rocca che sovrasta l'abitato ci sono i ruderi del castello, appartenuto ai vari feudatari imperiali che si succedettero al comando di questa zona. Fu poi distrutto dai torrigliesi nel periodo napoleonico, quando i feudi furono soppressi insieme al Sacro Romano Impero. Un cartello al cancello d'ingresso dice che è stato restaurato e aperto al pubblico. Il cancello è però sprangato. All'italiana, è stato rimosso un elemento della palizzata che lo circonda, consentendo l'accesso di straforo, in barba alla ventilata videosorveglianza. Non che sia rimasto molto da ammirare, peraltro. Per le vie di accesso al castello e nel paese non pochi cartelli, anche arguti, ricordano ai padroni dei cani i propri doveri igienici.

Galleria fotografica

Lago del Brugneto
Lago del Brugneto
Ondra
Ondra
Rifugio Antola
Rifugio Antola
Valbrevenna
Valbrevenna
Torriglia
Torriglia

Donnetta
Donnetta
Torriglia
Torriglia
Torriglia, centro equestre
Torriglia, centro equestre
Torriglia, centro equestre
Torriglia, centro equestre
Torriglia, centro equestre
Torriglia, centro equestre
Vita da trek: il bucato
Vita da trek: il bucato
Torriglia, centro equestre
Torriglia, centro equestre

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Sergio Chiappino

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