I Penti-Valle d'Alesani

Castagniccia

4 giugno


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Diario di viaggio

La mattina ripercorriamo la strada verso Forci. Ora c'è il sole e i castagneti sono ameni, solo un po' caotici per l'abbandono. Tra Penti e Forci c'è la Fontana di Mezzu, da cui sgorga ottima acqua. Usciti dal paese, si scende verso un torrente e poi si comincia a salire. Il torrente verde nella gola è magnifico, con invitanti pozze d'acqua probabilmente gelida. Oltre il torrente si trova un bivio: prendendo a destra si accorcia la tappa, una scelta che può essere utile se si segue la guida e si va direttamente a Pianellu (scelta in ogni caso sconsigliabile, cfr. le informazioni pratiche). I castagni sono maestosi: ben presto finiscono gli oooh che avevamo messo da parte per il trekking. Peccato che un ambiente così caotico come un bosco abbandonato sia per me un soggetto ostico da fotografare: non riuscire a immortalare questi patriarchi mi fa piangere il cuore. Superiamo anche tantissimi ruscelli verdi. Ben presto perdiamo il conto dei guadi che ci tocca affrontare.
Come ieri, la gioranta non è caldissima, ma molto afosa. Come ieri, da metà mattinata l'aria umida risalirà dal mare e le nubi si addenseranno. Si trova una deviazione per Pinzu, un paese distrutto dalla truppe napoleoniche durante una ribellione. Il rapporto che hanno i corsi con il loro conterraneo non è molto chiaro: nella piazza del porto di Bastia si trova una sua grande statua in tenuta imperiale, ma in giro per l'isola abbiamo visto tante rue Pascal Paoli (il generale dell'indipendenza), ma nessuna rue Napoleon. Sulla cartina purtroppo non è indicata la localizzazione di Pinzu, per cui non ce la sentiamo di lanciarci al buio per andarlo a vedere.

Oltre il limite dei castagni tocca ai lecci, che fanno a gara coi primi per monumentalità. Mi colpisce in particolare uno cresciuto tra le fessure della roccia. Al termine della salita si giunge e si attraversa un plateau dove fino al 1914 si coltivava il grano. Le zone coltivate in Corsica sono molto rare (i terrazzamenti pressoché assenti) e furono le prime ad essere abbandonate. Qui evidentemente lo iato coincise con il richiamo delle popolazione maschile alla guerra, che dovette avere effetti disastrosi sulla stentata economia locale: anche i borghi più minuscoli fanno mostra di lunghe liste di caduti in quel conflitto. Oggi la zona è stata invasa dalla macchia mediterranea, a cui gli asfodeli donano un piacevole odore di curry; questa occupa la fascia al di sopra della foresta di lecci. Vedendo quant'è sassoso questo terreno viene da domandarsi che cosa mai riuscissero a estrarre da questi campi. A est del sentiero, poco più in alto, si trovano alcuni dossi da cui si dovrebbe godere di una bella vista sul mare, se si riesce a trovare un varco nella macchia per raggiungerli. Oggi non è il caso di tentare, perché c'è molta foschia e le nuvole si stanno addensando alla nostra quota.
Verso il termine del piano, un cartello ricorda che la zona serviva per paracadutare i rifornimenti alla resistenza durante l'occupazione di italiani e tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale. Nei paesi molte targhe rievocano in qualche modo quegli avvenimenti. Ad esempio a Marignana una enorme, su una casa diroccata, ricorda che proprio lì fu ospitato il primo commando alleato sbarcato clandestinamente sull'isola.

Si supera poi un suggestivo bosco dove i lecci crescono tra molte pietre e grandi massi. Inizia qui un lungo traverso su pendii ripidi, prevalentemente nella macchia mediterranea, colorata soprattutto dalla fioritura di ginestrina gialla e arancio. Ho trovato questo tratto noioso, anche se in una giornata limpida sarebbe diverso, perché in alcuni posti si intuisce che ci sarebbe la vista sul mare. In effetti la penultima tappa è in ambienti simili, ma l'abbiamo affrontata in un giorno di sole ad è stato assai diverso. Oggi invece le nuvole ci riversano addosso un rovescio, non intenso ma fastidioso, e non si dissolvono dopo essersi scaricate. Parte della macchia è stata segnata da incendi, cosa che aggiunge allegria al paesaggio.
Finalmente si arriva alla cappella di Sant'Alesiu, in una pausa dei rovesci. Si vedono le nuvole rincorrersi e rimontare l'ampia valle di Alesani. I piccoli borghi sparpagliati tra i boschi appaiono e scompaiono dietro le rapide nubi. La discesa tra castagni e lecci avviene in mezzo ad una fitta nebbia. Questa Corsica a volte è molto nordica.
La gîte è molto accogliente. La cena è stata la più raffinata di tutta la vacanza. Il padrone è un tifoso sfegatato del Bastia calcio e ci ricorda che negli anni &srquo;70 la squadra eliminò il Toro di Pulici della Coppa UEFA. Non sarà il solo: quell'anno fu davvero epocale per il Bastia, che fu sconfitto solo in finale. Nel tardo pomeriggio il cielo si sgombra e il sole comincia a picchiare sul serio, il primo sole mediterraneo della vacanza. Il tramonto è molto bello. Dopo cena, nel passeggio incontriamo alcune mucche che se ne vanno a spasso pure a loro per il paese.

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Leccio nella nebbia
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Sergio Chiappino

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