Arpino-Roccasecca

Gole della Melfa

9 giugno


Eremo dello Spirito Santo
Eremo dello Spirito Santo

Diario di viaggio

Finalmente una tappa nuovamente immersa nella natura. Ci voleva proprio, dopo un paio di giorni sull'asfalto e in mezzo alla case. La tappa è breve, tanto più se Angelo viene a prendervi in auto allo sbocco delle gole della Melfa.

Dopo il digiuno di ieri, questa mattina comincia invece con una spettacolare colazione continentale. Certo me la porterò sulla prima erta salita a Civitavecchia, ma è rivitalizzante: avrò bisogno di due soli frutti a pranzo e non mi tornerà la fame fino alle 16.
Dal basolato romano seguo il vicolo angusto, attraverso cui ieri sera avevo visto passare il macchinone. Passo accanto al parcheggio che è il miglior punto panoramico su Arpino e poco oltre imbocco una scalinata. Non appena esco dall'ombra il caldo opprimente accoppiato alla salita mi fa rivivere l'esperienza di sentirmi una fontana di sudore. Ormai è un'abitudine.
Il borgo di Civitavecchia è bellissimo, al di là dei resti megalitici: tutto in pietra e in stile, pieno di gatti timidi, sospettosi dei forestieri. Peccato che parcheggino ovunque, fin sotto l'arco a sesto acuto, risparmiando solo la zona cintata da una catena. Curatissimo anche l'adiacente piazzale con la torre medievale detta di Cicerone e gli ulivi.

Un sentiero porta alla strada, dove, con una breve deviazione vado a un borgo dove una volta c'erano delle concerie. Ha una chiesa molto ricca, frutto del benessere accumulato con le industrie, insospettata in un borgo così modesto. Di qui seguo una strada molto secondaria, in ambiente agreste di ulivi e vigne. Imbocco quindi una sterrata, che si rivela essere un percorso storico, con delle curate massicciate in grossi blocchi di calcare a secco, interamente ricoperti di muschio e dei filari di querce secolari. Lo è anche il successivo sentiero, come si intuisce dalle nuove querce e dai cordoni di pietre bianche.
Ritrovo l'asfalto tra prati falciati, con il fieno raccolto in balle, quindi per una sterrata sassosa scendo a una cappella dedicata alla Madonna. Accanto alla minuscola chiesa mi fermo a mangiare gli unici due frutti di cui sentirò il bisogno oggi. Da qui si diparte una sterrata, chiusa da un cancello, che attraversa un impianto fotovoltaico di una ditta tedesca. Aggiro il cancello per prati e seguo la strada in discesa, per alcuni tornanti. Questo pendio sembra riarso dal sole, che oggi picchia forte e senza tregua; mi sento asciugare e ho già quasi finito l'acqua presa a Civitavecchia. Dopo alcune case abbandonate, la pista sbuca su una strada asfaltata, che imbocco in discesa. Passo accanto a una casa dove un vecchio sta facendo dei lavori agricoli aiutato da un bambino.

Attraverso un uliveto tenuto come un gioiellino, con i prati puliti come in un giardino inglese, solo più gialli e riarsi per il caldo mediterraneo. Sono ormai sul ciglio delle gole della Melfa e di fronte a me c'è la parete su cui nidificano le aquile reali. Ai margini dell'uliveto imbocco un'antica mulattiera, in buono stato di conservazione, solo un po' inerbita. A stretti tornanti scende in fretta dentro le gole, per un ripido pendio di vegetazione termofila, a tratti un po' invasiva.
Quasi sul fondo delle gole trovo il tracciolino, la strada che le percorre tutte. Malauguratamente è asfaltato aperto al traffico veicolare, che non è scarso. Ma in ogni modo il tragitto in queste verdissime gole è un piacere. Peccato solo per il verde torrente, che ha poca acqua perché viene prelevata dall'ENEL per una centrale e riversata in un altro fiume. Ci sarebbero dei deflussi minimi da rispettare, ma è solo teoria. Da un certo punto in poi l'acqua finisce tutta sotto il letto sassoso e il torrente è secco. Per vederlo nel suo splendore, bisogna venire nel giorno in cui c'è una gara di canoa, per cui l'ENEl ripristina le condizioni naturali. Sono davvero contento di non essermi concesso grandi pause e di esserci arrivato prima delle nuvole: anche oggi, infatti, è preannunciata instabilità.
Dal ponte in poi la strada sarebbe chiusa anche al transito pedonale, per pericolo di caduta massi, ma ci passano tutti. Ci passa anche Angelo: vedo un'auto arrivare verso di me e accostare sul mio lato, ne esce una persona canuta dall'aria gioviale e si presenta. Gli avevo telefonato ieri per chiedermi di farmi da guida all'Eremo dello Spirito Santo, che si trova qui vicino, sull'altro lato delle gole. Fa un primo tentativo di caricarmi in auto, ma il posto mi piace troppo per vederlo in velocità e declino. Cammino ancora un po' e me lo vedo arrivare da dietro. «Siamo ormai all'uscita delle gole. Sali». Stavolta accetto. Carico lo zaino sul sedile posteriore e mi siedo accanto a lui. Comincia a raccontare del suo paese e non la smetterà fino a sera. Riuscirò a ritenere solo una piccola parte delle informazioni che mi darà.

All'ingresso di Roccasecca ci accoglie una gigantesca statua di san Tommaso d'Aquino, il grande teologo medievale, che è nato qui, nella rocca della sua nobile famiglia longobarda. Ci fermiamo al bar per un caffè e poi mi scarica al B&B, dove mi faccio la doccia, mi rilasso, gioco col cagnetto, etc. etc. Ho anche il tempo di andarmi a prendere un tè con due cornetti, perché alla fine si è concluso l'influsso della colazione. Alle 17.30 passa nuovamente a prendermi e mi porta verso l'eremo. Mentre percorriamo il tratto a piedi, mi racconta che qui il Cammino è arrivato persino prima dell'uscita della guida, quando piombarono in paese quattro donne che parlavano tedesco. Il ragazzo che registrava i documenti notò che nella foto apparivano strane: erano infatti quattro suore benedettine, che volevano ripercorrere la strada di san Benedetto da Subiaco a Montecassino. Angelo le accompagnò il giorno dopo per un tratto sui sentieri verso Montecassino e così si seppe in paese di questo percorso. Solo qualche anno dopo uscì la guida e già in paese erano pronti con i timbri per la credenziale e le b di ceramica appese fuori dai negozi.
Intanto siamo saliti e la vista sulle gole è mozzafiato. Arriviamo poi all'eremo. La dedica allo Spirito Santo è un unicum in questa zona in cui in genere i luoghi sacri sono piuttosto intitolati alla Trinità (per via di Vallepietra, naturalmente). È interessante anche per una serie di canalette, che servivano a raccogliere l'acqua piovana che colava dalla parete di roccia e convogliarla in cisterne. Questo sistema, unito a un orto e a un forno, forniva una buona autonomia ai monaci. Visito le cellette, che sono davvero anguste, ma hanno una vista da brividi sulla valle del Liri, persino in questo pomeriggio fosco. Si sta infatti avvicinando un temporale: il cielo è nero e udiamo tuonare. Torniamo in paese a saliamo alla Rocca d'Aquino, fino alla prima chiesa dedicata a san Tommaso. Da qui si ammira la valle e lo sbocco delle gole, dove intanto il temporale si è scatenato. A breve arriverà anche qui. Angelo avrebbe voluto mostrarmi la chiesa illuminata dalla luce del tramonto; invece il cielo è così nero che a malapena si vede dentro. Tra i primi goccioloni torniamo alla macchina, con cui Angelo mi fa percorrere il primo tratto del tragitto di domani. Arriviamo fino a una chiesa di Caprile su cui dal Seicento è dipinto un gigantesco san Cristoforo, patrono dei viandanti e testimonianza che qui il passaggio di pellegrini per Montecassino è affare antico. A monte del paese c'è un altro eremo, dove si trova un dipinto in stile bizantineggiante, che a giudicare dallla pennellata raffinata sembra opera di un monaco.
Il mio autista privato mi scarrozza infine alla pizzeria dove ceno stasera. Provo una pizza con un impasto speciale, che non ha il solito sapore che hanno quasi tutti ed è molto buona.

Galleria fotografica

Arpino
Arpino
Acropoli di Civitavecchia
Acropoli di Civitavecchia
Torre di Cicerone
Torre di Cicerone
Civitavecchia
Civitavecchia
Gole della Melfa - Uliveto
Gole della Melfa - Uliveto
Gole della Melfa
Gole della Melfa
Gole della Melfa
Gole della Melfa
Gole della Melfa - Tracciolino
Gole della Melfa - Tracciolino
Eremo dello Spirito Santo
Eremo dello Spirito Santo
Eremo dello Spirito Santo
Eremo dello Spirito Santo
Gole della Melfa
Gole della Melfa
Temporale dalla Rocca d
Temporale dalla Rocca d'Aquino

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Sergio Chiappino

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