Eclissi di luna


7 settembre 2025: roca Sgaroira, collina morenica di Rivoli

Roca Sgaroira
Roca Sgaroira

Uno scivolo della fecondità su un masso erratico e la recente luna rossa eclissata: simboli cosmici femminili a casaccio in un’unica foto.
In questo caso i testimoni locali hanno perso la memoria storica della funzione della scivolata e la attribuiscono a un gioco delle masche. Un documento storico, tuttavia, ci suggerisce un impiego passato decisamente più tabù. Arriva dal maestro Roggia di Varzo (VB), che, il 17 agosto 1884, all'inaugurazione del rifugio dell'alpe Veglia, nel corso del suo discorso disse: «Quei poveri tapini che hanno il "mulino" impotente e quelle povere donne che stentano a vedere la "luna rossa" o che non hanno la buona sorte di avere eredi, invece di andare in pellegrinaggio da una Madonna all'altra e sfregarsi li sedere sulle pietre miracolose cercando grazie, sappiano che con l'acqua minerale che abbiamo qua vicino, si potrà rinvigorire da capo a piedi e far loro avere figli in abbondanza»
Il culto dei massi a fini di fecondità è ben documentato in epoca classica, quando ila devozione a Cibele, ermafrodita nata da una roccia fecondata da Zeus, si diffuse dalla Grecia a Roma. A fini goliardici, a Torino gli studenti usano toccare il mignolo di una statua in piazza Castello come rito propiziatorio prima di un esame. L'usanza potrebbe non essere antichissima, nel senso di non preistorica, perché in alcuni luoghi lo scivolo ha eroso dei petroglifi come coppelle o guerrieri, risalenti all'Età del Ferro. Soprattutto gli studi sul folklore francese hanno portato alla luce numerosi e variegati riti di scivolamento a fini di fecondità, ma anche un'indagine sistematica condotta in Ossola ha svelato la diffusa presenza di rocce scivolo.

A chi guarda i massi erratici alla luce delle conoscenze scientifiche attuali sulla loro origine dovuta al trasporto glaciale, potrebbe apparire un po’ oscuro il nesso tra lo sfregare il fondoschiena su un sasso e il divenire fecondi.
Un aiutino è offerto da Goethe, il quale tentò di formulare una scienza al contempo empirica e magica, in cui la vita non è una modalità di organizzazione della materia, come la ritengono gli scienziati odierni, ma una sua proprietà innata. Egli rigettava il concetto di modello, in genere matematico, alla base della moderna scienza, cercando piuttosto di scovare un fenomeno astratto (da lui definito originario), da comprendere mediante l'intuizione e da cui far discendere tutti gli altri a cascata.
In questo caso il fenomeno è la capacità generatrice della Terra, ben presente nella mentalità contadina: un esempio ancora attuale è la consuetudine di piantare un albero alla nascita di un bambino, affinché cresca forte e fecondo come lui, secondo il principio magico per cui agendo sui simboli si agisce sulla realtà. Tra l'altro un boschetto del genere è presente accanto a Pera Grossa.
Il masso è visto come un frutto generato dalla Terra e il rito di sfregamento mira ad acquisire il suo potere fecondante. Un analogo mito polinesiano vuole racconta di una ragazza restata incinta per aver preso la pioggia, altra forza fecondatrice della natura. Un goliardico commentatore a un video di Barry White su youtube affermava di aver diffuso quella canzone dalla finestra e messo incinte tutte le donne di passaggio.

Non posso beneficiare di questa sincronia cosmica di simboli e arrampicarmi in cima per scivolare sul sedere, a causa del braccio ingessato, con incombente operazione la mattina successiva. Senza questo concorso di eventi, d'altronde, avrei scelto un luogo più remoto e convenzionale, probabilmente il Montorfano con vista sul lago Maggiore.
Terminato il domicilio coatto della malattia giusto in tempo, la badante mi scarrozza fino all'adiacente sterrata, quindi trasporta il pesante cavalletto fino al luogo individuato la sera prima durante la ricognizione, dove lo installa. Senza il suo supporto e il suo rientro precoce da un'uscita con l'amica del cuore, tutto questo sarebbe stato impossibile: mi sento emotivamente incline a devolverle molta disponibilità.
Il sorgere della luna già eclissata è previsto subito dopo il tramonto, ma saranno le velature, sarà la sua luce troppo fioca (la luminosità totale è un po' inferiore a quella di Venere, ma distribuita su una superficie molto maggiore), non appare se non mezz'ora più tardi, quando già manifesto segni di nervosismo e sconforto.
A onorare l'evento come si usava una volta, ovverosia facendo strepiti, ci pensa il motociclista di turno, che sfreccia rombando presso il masso. La tradizione è riferita da san Massimo, vescovo di Torino a cavallo tra IV e V secolo: nei suoi sermoni condanna i suoi correligionari, per la loro adesione alle credenze degli immondi pagani, secondo cui l'eclissi era il segno che la luna perdeva forza e andava aiutata, dal suo punto di vista invece empia mancanza di fede nell'onnipotenza divina.
Quanto alla mia forma devozionale, lo scatto migliore è ripreso pochi minuti prima del termine della totalità, a crepuscolo ormai inoltrato, mentre lei ammira con il binocolo la prima luna rossa della vita. A casa è un piacere mostrarle la fine dell'eclissi, in cui la concavità della linea dell'ombra ha lo stesso orientamento del bordo illuminato, come la luna è spesso raffigurata nei fumetti, ma non si mostra se non in questi rari giorni.

21 gennaio 2019: Ostana, valle Po

Salutato di sguincio un tasso imperturbabile alla colletta di Paesana, ho parcheggiato da poco a Pian del Charm, dove finisce l'asfalto; sono in attesa che la luna, alle spalle del Monviso, sia inghiottita dal cono d'ombra della Terra. Ancora ne resta uno spicchio al sole. Dal basso arriva un collega, più ricco, più sedentario e più taciturno di me. Individuato il primo piano, faccio due passi per far fluire sangue alle mani dolenti, perché nonostante i dopppi guanti stanno patendo l'escursione termica.

Il Monviso da Pion da Charm
Il Monviso da Pion da Charm

Compiuta la missione, scendo verso Miriquiri con il riscaldamento a palla. Due vecchi da una piazzola della strada stanno ammirando la sanguigna luna con un binocolo. Un gruppo di caprioli mi attraversa la strada a pochi metri; mi fermo e spengo gli abbaglianti per non spaventarli troppo. Parcheggio; il collega mi oltrepassa e scende a valle. Vado alla chiesa di San Nicolao, una rude costruzione su una balza rocciosa, posizione dominante tipica degli edifici religiosi medievali, spesso eretti in sedi elette da precedenti culti animisti della natura. Lungo la via metto in agitazione, con la luce della mia pila, degli occhi che la riflettono nel buio: ancora caprioli, deduco dal timbro del fremente scalpiccio nel sottobosco. La spengo e si fermano. Il tempo dedicato a una foto senza sugo consuma gli ultimi minuti di eclissi. Ormai la notte è lacerata da una sottile lama luminosa, sull'orizzonte a sud-est.

Samicolàou
Samicolàou
Samicolàou
Samicolàou

Bevuto un sorso di tisana calda, torno verso una casa che avevo adocchiato per le foto dell'aurora. Su un poggio nei pressi, mi avvedo di un pilone mariano marchiato con QR code, accanto a una croce ai caduti in metallo reticolare; nella notte mi erano sfuggiti. Alla fine li tralascio e come ancella del Monviso inquadro San Chiaffredo, che scorgo per caso gironzolando nell'attesa della luce. Da qui capisco che fu edificata esposta ai primi raggi mattutini invernali, che non raggiungono invece Crissolo, il paese vicino. Le solite nubi avvinghiate al Beigua ritardano il sorgere del sole e lo fanno spuntare già arancio.

Il Monviso e San Chiaffredo da Crouc dal Sère
Il Monviso e San Chiaffredo da Crouc dal Sère

Terminate le foto, faccio colazione seduto su una pietra, godendomi il sole del primo mattino: mi sembra tiepido, nonostante nemmeno sciolga la brina. Arrivederci al 31 dicembre 2028, cara luna di fuoco gelido, magari sul San Giorgio.

27 luglio 2018: colle della Maddalena, valle Stura di Demonte

Colle della Maddalena
Colle della Maddalena

Il piazzale di ghiaia è affollato di camper, come già lo erano altri a valle. A lungo ho atteso questa eclissi di luna e sono andato alla ricerca di un luogo adatto a riprenderla. Una serie di accidenti e imprevisti mi ha infine condotto su questo colle solcato da centinaia di TIR ogni giorno. Ceno piacevolmente al rifugio simpatico e senza consecutio, mezzo in Italia e mezzo in Francia, prima di guidare verso la scelta obbligata per l'aurora lunare. La luna sorgerà quasi eclissata, in fondo all'infilata della valle.
Quando vi giungo, il mio poggio panoramico è immerso nella nebbia, che risale dal basso e vi si appiccica. La reazione impulsiva è di fare inversione, senza neanche scendere dall'automobile, all'ansioso inseguimento dell'alternativa studiata nel pomeriggio. Sono appena ripartito, quando un lupo magro e solitario precipita maldestramente dalla massicciata, pochi metri davanti alla mia auto. Mi fermo per non spaventarlo ulteriormente e lo lascio dileguare. È chiaramente un individuo in dispersione, che non è riuscito a inserirsi in un branco. Senza un territorio definito, sembra tuttavia già adulto e quindi avvezzo a cavarsela da solo. Qui ci sono molte marmotte e un po' di brezza: se sarà fortunato e scaltro, riuscirà a sorprenderne una sopravvento.
Mentre mi apposto nel luogo di riserva, osservo che la nebbia si sta dissolvendo: rimbalzo pertanto al poggio come quel finto ingegnere di Kiarostami, che passa il film a guidare trafelato su e giù per la collina. Solo stavolta mi accorgo che c'è un gregge di pecore chiuso in un recinto, nei pressi del posto scelto. Forse il lupo si era avvicinato, ma era stato respinto dai cani e scappava impaurito e goffo. Punto l'obiettivo dove sorgerà la luna e aspetto. Dal nulla arriva a piedi un ragazzo con un bastone da selfie, si fotografa davanti alla valle e si scompare nel nulla. Sorge quindi la luna quasi tutta eclissata; le scatto prima un ritratto ambientato e poi un primo piano con le nuvole. Torno al colle appagato e nel crepuscolo la fotografo di nuovo, rossa come Marte che è sorto dall'Argentera; faccio da cicerone ad alcuni camperisti, sorpresi che il pianeta rosso sia visibile dalla Terra.

Argentera
Argentera

Colle della Maddalena
Colle della Maddalena

Felice per la riuscita della prima parte e in attesa del buio, torno al rifugio, dove stanno gentilmente scacciando i tiratardi per poter finalmente andare a dormire. Brindo con una birra piccola sulla terrazza, solitario come il lupo, prima di salutarli definitivamente e scomparire nella notte tiepida.
La luna e Marte intanto si sono alzati. Dalla statale individuo due larici su un dosso, che mi possono servire come primo piano, e risalgo una stradina bianca alla ricerca del punto di vista migliore. Lo trovo accanto alla tenda di due ragazzi, i quali per fortuna non sono ancora giunti al momento più romantico. Sentendomi si sporgono e mi accolgono volentieri: mi dicono di aver visto una volpe e io racconto loro del lupo stradale.
Ci lasciamo alle nostre solitudini e mi dirigo a valle diretto ai piedi del Bersaio, una fotogenica montagna dolomitica. Riesco a fotografarlo proprio mentre il primo filo di luna sta uscendo dal cono d'ombra. In compenso scopro con grande scorno che il campanile della frazione vicina è troppo luminoso, per poter essere fotografato insieme alla cima e alle stelle, anche dopo la fine dell'eclissi. Analoga amara epifania mi aspetta nella borgata olimpica, che si affaccia su un'imponente parete rocciosa. Non riesco proprio a capire perché la gente non sappia apprezzare le luci tenui della luna e delle stelle, ma voglia un giorno sintetico anche di notte; forse sono gli stessi che fotografano le montagne a mezzogiorno, senza ombre. Per fortuna c'è Santa Maria di Morinesio.
Indeciso sul da farsi, penso sia ancora presto per arrendermi e torno al colle. A fine uscita avrò guidato per 370 chilometri, più della metà mentre avrei dovuto dormire. Purtroppo delle velature hanno coperto buona parte del cielo e delle stelle, appiattendo anche la luce. Provo uno scatto a una cappella, ma poi desisto e ripiego, rinunciando all'aurora al lago di Sant'Anna. Verso valle alcuni gruppetti, vestiti di giubbotti catarifrangenti, camminano lungo la statale senza banchina e si fanno depilare dal TIR che tallono. Eppure esiste una strada alternativa. Che sia un nuovo sport estremo?

Luna eclissata e Marte
Luna eclissata e Marte
Monte Bersaio alla luce dell
Monte Bersaio alla luce dell'eclissi
Monte Bersaio alla luce dell
Monte Bersaio alla luce dell'eclissi
Colle della Maddalena
Colle della Maddalena

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Sergio Chiappino

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