Monte San Giorgio


Ricordo ancora quella mattina d'inverno del 1999. Era ancora buio quando mi svegliai, sollevai le tapparelle della finestra e vidi che il Monte San Giorgio di Piossasco stava bruciando. L'incendio era sul versante nascosto, ma le fiamme erano così alte da varcare il costone. Il giorno successivo si era esteso anche al versante visibile. Il disastro costò la vita a un volontario dei vigili del fuoco e lasciò moncherini inceneriti sui tutti i versanti. Non che il bosco avesse un grande pregio naturalistico: si trattava in gran parte di pini neri austriaci rimboschiti a più riprese durante il Novecento (le foto di inizio secolo mostrano il monte spoglio). Fu anche creato un vivaio forestale tutt'ora in attività. Questa essenza si sarebbe rivelata versatile nella stabilizzazione dei versanti come questi e pertanto in quel periodo sarebbe diventata pervasiva, tanto da piantata fin quasi sulla riva del mare, totalmente fuori del suo areale, con il risultato che è la principale vittima della processionaria. I criteri naturalistici erano del tutto sconosciuti all'epoca, quando prevaleva l'interesse di stabilizzare i versanti e di creare una riserva di materia prima legnosa, di cui l'Italia era dipendente dall'estero.
Le vicende del rimboschimento sono però interessanti dal punto di vista storico, in quanto furono a lungo finanziate in prima persona dal comune, anziché dai consorzi provinciali allora preposti, che subentrarono dopo la Prima Guerra Mondiale. Continuarono ad operare per tutto il periodo fascista, seppure in carenza di fondi, come si suole in Italia per le opere di interesse strategico e come veniva ribadito negli annuali rapporti della Forestale: il legno rivestiva anche un ruolo militare, per l'impiego nelle costruzioni belliche. I lavori continuarono anche dopo il 1945 e nei decenni successivi sui terreni boscati la provincia istituì un parco, tutt'ora esistente (una sera in cima chiacchierai con una guardia provinciale).
I pini hanno in compenso un certo fascino estetico in certe occasioni, per esempio di notte illuminati dalla frontale o nella nebbia. Penso che la ragione sia la loro fitta uniformità e il loro ordine regolare, quella che hanno solo gli alberi tutti coevi dei boschi artificiali. Oggi un bosco di querce, il climax di questo ambiente, li sta piano a piano sostituendo.

Pineto
Pineto

Non so più quante volte da Piossasco sono salito in cima, sia dal sentiero sul rovente versante sud, che dalla ombrosa sterrata costruita dagli alpini. Da qui salgono anche i fuoristrada carichi di parapendii, che decollano dal prato posto poco sotto la vetta. L'ambiente del primo, più colpito dall'incendio, è di transizione: le specie pirofile stanno ricacciando e stanno occupando lo spazio lasciato libero dai pini neri, inceneriti e successivamente abbattuti dalla forestale. A causa del ripido versante esposto a sud e perciò protetto dai venti freddi, crescono anche specie mediterranee. Quello della seconda, dominato dal pino nero, è abbastanza desolato. Il panorama dalla cima è quanto di meglio può offrire questa montagna. Infatti, nonostante sia alta appena 800 metri, si trova isolata, protesa come ultima propaggine delle Alpi verso Torino. Consente perciò di ammirare la città, la fertile pianura sottostante, tinta di rosso dagli ossidi di ferro delle rocce ofiolitiche di cui è costituita la piramidale montagna, e buona parte dell'arco alpino occidentale.

Monte Rosa
Monte Rosa
Gran Paradiso
Gran Paradiso
Rocciamelone
Rocciamelone
Punta Cornour
Punta Cornour
Monviso
Monviso
Moonrise, Torino
Moonrise, Torino
Pinerolo (Via Lattea padana)
Pinerolo (Via Lattea padana)
Langhe
Langhe

Senz'altro però i giorni più evocativi per salire in cima sono quelli in cui la pianura è avvolta dalla nebbia. Non sono giorni frequenti, in questa zona. Capita spesso che ci sia inversione termica e il pinerolese sia immerso in una foschia marroncina di ossidi d'azoto, ma la nebbia fitta è un fenomeno raro. In quei pomeriggi, quando l'ombra della montagna si proietta sul mare bianco, si può osservare la gloria o spettro di Brocken, ovvero un'aureola color arcobaleno attorno all'ombra della punta. Se la nebbia risale, l'ombra dell'osservatore si forma sulle invisibili goccioline e si vede l'aureola attorno all'ombra della propria testa. Questo fenomeno, la cui spiegazione non è per nulla elementare, in passato ha generato meraviglia negli uomini, che spesso consideravano sacre le montagne su cui si verificava. Non so se valga lo stesso per il Monte San Giorgio. Certamente era usato a fini religiosi, dal momento che sulle sue pendici un masso è stato coppellato (queste incisioni di solito risalgono all'Eta del Bronzo). In cima ci sono le rovine di una cappella romanica e scavi condotti nel 1979 hanno rivelato l'esistenza di un monastero benedettino. Spesso gli edifici religiosi cristiani dell'Alto Medioevo erano costruiti su preesistenti siti animisti, a partire dalla celebre Montecassino, perché la sacralità di un luogo varca i confini delle religioni e anche dell'ateismo. Questa continuità sembra essere testimoniata anche dalla presenza di mattoni nell'edificio, considerati di derivazione romana.
Di notte si vedono le luci al sodio di Torino illuminare dal basso la coltre nebbiosa. Purtroppo la possibilità di scattare foto notturne dalla vetta è limitata, sia per l'intensa luminosità del capoluogo, che eguaglia quella della luna piena, sia perché la grande croce rivolta al paese sottostante si illumina ben presto la sera, esportando fin qui il modello cittadino del giorno sintetico. D'altronde Piossasco è il paese natale di Alessandro Cruto, inventore dalla lampadina a filamento incandescente, e come tale prima città italiana a essere illuminata dalle violente lune elettriche; in questo modo tengono pertanto fede alle proprie sacre tradizioni ancestrali, che purtroppo non collimano con la mia passione per la luce di luna e stelle.

Spettro di Brocken in vetta
Spettro di Brocken in vetta
Pini neri e spettro di Brocken
Pini neri e spettro di Brocken
Il viandante sul mare di nebbia
Il viandante sul mare di nebbia
La mascherina sul mare di nebbia - Frierdrich 2021
La mascherina sul mare di nebbia - Frierdrich 2021
Carezze
Carezze
Val Sangone
Val Sangone
Torino
Torino
Torino
Torino

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Sergio Chiappino

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