Giggelberg-Katharinaberg

Val Senales

15 luglio


Cascata, rio Lahn
Cascata, rio Lahn

Diario di viaggio

La mattina è radiosa: non una nuvola in cielo. Dato che ieri abbiamo fatto cena presto, alla fine siamo anche andati a letto presto e oggi alle 5.30 siamo già tutti svegli. Per la verità qualcuno è sveglio già da prima e ci tiene a farlo sapere a tutti, parlando ad alta voce alle 3… Invece di ucciderli, approfitto della sveglia notturna per qualche scatto in questa notte di ultimo quarto di luna. Al mattino l'operazione più critica è individuare sulla carta il maso ottimale, tra i cinque che attraverseremo, per accomodare le gambe sotto al tavolo, in modo che la sosta non sia né troppo ravvicinata alla colazione a base di speck, burro e marmellata, ma nemmeno alla cena di bistecche a patate arrosto. Bisogna anche calcolare il tempo necessario per smaltire la Forst di mezzogiorno, in previsione della Hefe Weisse dell'aperitivo (il vino è meglio lasciarlo perdere).
La prima cosa che si nota camminando è il graduale passaggio dalla pecceta al lariceto. Ci stiamo infatti addentrando nella val Venosta, che ha un clima più arido e per di più siamo esposti al pieno Sud. Il passaggio si fa sempre più evidente a mano a mano che procediamo, con la comparsa dei pini silvestri e le fioriture dei semprevivi in mezzo ai prati, anziché tra le inospitali fessure delle rocce. Un altro cambiamento facilmente percettibile è quello climatico, complice anche il cambiamento meteorologico: dai boschi freschi e umidi si passa ai prati secchi e arroventati.
La prima cosa che colpisce di questi masi è la ripidezza dei prati, che pure sono perfettamente curati e falciati, in certe zone persino a macchina. Nel proseguio vedremo come fanno: nelle zone un po' meno ripide (ma non certo in piano) usano una falciatrice, che ha due larghi rulli metallici chiodati come ruote; riesce ad andare in traverso anche su pendii ripidi. Sui pendii dove uno scialpinista avrebbe timore a salire falciano a mano. Sono molto curati anche gli edifici, prevalentemente in legno come vuole la cultura germanica. Sulle porte vediamo delle lettere e delle cifre scritte col gesso di cui ci domandiamo il significato. I locali sembrano imbarazzati a rispondere e non solo per la barriera linguistica, ma la solita signora tedesca con famiglia ci spiega che sono delle benedizioni.

A una zona di bosco segue un breve tratto asfaltato, quindi, tornati su sentiero tra i prati, si sbuca in un maso molto panoramico, dove cresce un frassino monumentale. Si entra quindi nell'impervio vallone del rio Lahn, dove il sentiero è stato sistemato con abbondante uso di gradini in pietra, legno e metallo: siamo sul sentiero dei 1000 scalini. Che sono poi oltre 1200, come registra un pignolo compagno, che per la sua formazione scialpinistica odia alzare le gambe e affrontare i munta e cala.La zona è senz'altro una delle attrattive naturalistiche del trek. Si passa prima ai piedi di un'alta cascata, si supera quindi una dorsale e si entra in un impervio vallone, dove un copioso torrente fa diversi salti in un fosso roccioso.
Al termine dei gradini ci concediamo una pausa meritata su uno sperone panoramico, anche per asciugarci il sudore. Attraversiamo quindi una serie di masi idilliaci, in un ambiente sempre più arido e caldo, dove l'essenza prevalente è il pino silvestre. Il sentiero si fa sempre più affollato, perché questa zona è facilmente accessibile, grazie a una funivia che vediamo salire dal basso. Naturalmente la gente a piedi è tutta tedesca: sono le persone che vengono qui per la bellezza dei posti e la buona accoglienza turistica, senza chissà quale ambizione escursionistica. Se fossero italiani andrebbero in auto a mangiare al maso, mentre loro invece almeno due passi li fanno.

Arriviamo al maso all'imbocco della val Senales e ci fermiamo per una lauta pausa pranzo. Anche coloro che all'inizio si scherniscono alla fine partecipano alla tavolata, e non solo con il caffè. Qui finalmente vediamo due italiani con almeno lo zaino di giornata.
Proseguiamo quindi in un bosco rado a aprico, che offre diversi scorci sulla bassa valle tappezzata di meleti e anche sul castello Juval all'imbocco della val Senales, quello di Messner. Dopo un ulteriore maso, il sentiero prosegue in quota in un ambiente più fresco e ombroso, fino a un ponte su un freschissimo torrente, dove ci fermiamo per raffreddarci. Sbucati sulla strada, non seguiamo le indicazioni per l'Alta Via di Merano, che scende a Katharinaberg, ma proseguiamo sulla strada asfaltata che conduce al maso dove pernotteremo. Da qui peraltro si ha una bellissima visule del paese. È un maso molto antico, come si vede anche dal legno di larice molto scuro e dai soffitti bassissimi. Il padrone, che si divide tra l'agricoltura e l'accoglienza turistica, è un signore molto simpatico. Lo incontriamo mentre sta invocando tutti i santi del cielo, perché la sua falciatrice è rimasta senza benzina.
Arriviamo appena in tempo per farci la doccia e il bucato prima di un'orda di lanzichenecchi, che poi si piazzano sul ballatoio a bere birra. Li guardo con invidia e mi viene da imitarli, seppur in proporzioni contenute.

Galleria fotografica

Giggelberg
Giggelberg
Panorama notturno da Giggelberg
Panorama notturno da Giggelberg
Rugiada
Rugiada
Cascata, rio Lahn
Cascata, rio Lahn


Innerforcht
Innerforcht


Val Venosta e castello Juval
Val Venosta e castello Juval
Giglio martagone
Giglio martagone
Katharinaberg
Katharinaberg

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Sergio Chiappino

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