Passo delle Radici-Lama Lite

Monte Prado

5 settembre


Panorama dal Prado: monte Cusna e lago Bargetana
Panorama dal Prado: monte Cusna e lago Bargetana

Diario di viaggio

La guida la definisce una tappa “rossiniana”, perché parte in sordina e finisce in crescendo.

Il primo tratto non è senz'altro esaltante. La faggeta a magro fusto è lacerata dalle numerose piste da sci di fondo, da cui si entra e si esce a ripetizione. Finalmente un sentiero sulla sinistra lascia questo ambiente e si inerpica verso la panoramica Alpicella delle Radici, dove si ritrovano le Apuane. Si scende verso un casotto, dove alcuni operai sono intenti a discutere animatamente e non notano il mio passaggio. Si va su e giù in un ombrosa faggeta (a parte un piccolo squarcio con vista sulla Pietra di Bismantova) per un sentiero dei carbonai. Nonostante l'abbandono dell'attività, i residui di carbone impediscono alla vegetazione di rioccupare le piazzole, che così restano come vestigia di un tempo passato. Sono molto apprezzate dai cinghiali, che le usano per i loro bagni di fango.
Più avanti la dorsale si fa prativa e si raggiunge la cima della Nuda. Il toponimo indica le zone di prato al di sopra della foresta. Dalla dolce vetta si vede la torbiera sottostante (al Passo delle Radici ho trovato un depliant sugli itinerari tra le zone umide della zona) e quasi si toccano il Prado e il Cusna, che sono ormai prossimi.
Scesi al passo del Giovarello, per un lungo tratto si segue una sterrata di nuovo nella faggeta. Sarà che siamo in giorni feriali di settembre, ma non si vede nessun mezzo. Dopo il passo delle Forbici si lascia la sterrata per un sentiero. Tutti questi bivi che si incontrano sono segnalati. A volte il cartello non è di quelli ufficiali CAI, ma anonimo, tuttavia se si fa attenzione è impossibile sbagliare. Si sale e si sbuca sulla cresta erbosa, da cui si ha un magnifico colpo d'occhio su una valle. Vi spicca la macchia scura dell'Abetina Reale, una foresta artificiale di abeti bianchi, che serviva come fonte di questo pregiato legname da costruzione.

Dopo aver tagliato a mezza costa un dosso erboso, si arriva a Bocca di Massa, dove dal versante toscano soffia il vento. Poco sotto il colle pascola un gregge di pecore nere, sorvegliato da un pastore maremmano abruzzese. Il cane è intento ad abbaiare a due escursionisti che arrivano dal basso, ma nota lo stesso la mia presenza, compatta il gregge e mi punta abbaiando. Tiro dritto per la mia strada, sorvegliando con la coda dell'occhio che non si avvicini troppo a me: questi cani da pastore addestrati a riconoscere le pecore come branco e l'uomo come nemico mi ispirano poca fiducia e un certo timore. Questo è il primo gregge che incontro da Pracchia e sarà quasi l'unico: su questi monti la pastorizia è pressoché scomparsa da molto tempo, perché non remunerativa.
Da Bocca di Massa si sale sull'ampia dorsale per una brughiera di mirtilli e ginepro, fino alla cima del Prado, il punto più alto della Toscana e anche della GEA. La cima è uno spazioso dosso pietroso, con un ometto di vetta e un piccolo cippo col nome della montagna. Qui naturalmente faccio la pausa principale della giornata, godendomi il panorama che si estende a perdita d'occhio in tutte le direzioni. Mi raggiungono i due escursionisti di Bocca di Massa, una coppia di francesi. Evidentemente mi credono un locale esperto della zona, perché mi domandano un sacco di informazioni sul percorso da seguire in discesa. Per fortuna la mia memoria della guida e della carta è sufficiente per le loro esigenze. Intanto un altro gregge di pecore transita poco sotto la cima.

Scendendo per la cresta opposta, incrocio prima un gruppo di stranieri e poi dei vecchietti ansimanti. La conca del lago Bargetana, verso cui mi sto dirigendo, è interamente tappezzata da rosse piantine di mirtilli. Dall'alto noto lungo dei sacchi, come quelli di cemento da 25 kg. Avvicinandomi, mi accorgo che sono pieni di mirtilli. Tutt'intorno un gruppo di persone sta pettinando in maniera sistematica i pendii intorno al lago. Sulle sue rive naturalmente mi fermo, in compagnia di alcune anziane con i nipotini e con un cagnetto che sguazza felice nell'acqua.
Intanto vedo salire alcune persone con delle gerle enormi sulle spalle. Vanno ai sacchi di mirtilli, riempiono le gerle con essi e scendono traballando sotto il peso. Alla sterrata poco sotto troverò alcuni fuoristrada carichi di queste gerle. Un imprenditore, che ha avuto le mani in pasta in molte delle attività del luogo, mi dirà che chi ha il permesso di raccolta riesce a racimolare 12-13.000 € nelle due settimane di raccolta.

Sulla strada trovo anche diverse auto di gitanti: mi domando senza risposta se abbiano il permesso. Sento il fischio di una marmotta, che in questa zona sono state immesse dalla forestale negli anni &srquo;70 e hanno prolificato. In breve risalgo a Lama Lite di lì arrivo al rifugio Battisti. Purtroppo lo trovo a corto di acqua per la siccità estiva, per cui dovrò stare senza doccia nei due giorni della permanenza. Ma si fanno ampiamente perdonare con la cucina. Il primo giorno mi concedo anche una merenda con un'ottima torta di pere e cioccolato, ma mi pentirò della scelta perché a cena dovrò chiedere pietà. Il secondo giorno mi limiterò ad un tè.
Incredibilmente non sono il solo cliente. A cena si ferma un gruppo di quattro locali, che scenderanno la sera, mentre dormirà nel rifugio una coppia di giovani olandesi, la cui età non deve superare i 25 anni. Per secondo Mascia, la gestrice, porta della polenta da accompagnare alla carne. I due ragazzi fissano il vassoio ad occhi sbarrati, tra il perplesso e l'interrogativo. La scrutano per un po', poi la ragazza si fa coraggio, allunga l'indice, lo pocia dentro e se lo ficca in bocca. La sua afona espressione dice chiaramente: «Mio Dio, ma cosa ci hanno dato da mangiare questi italiani?»
A questo punto non resisto più e mi metto a sogghignare spudoratamente. Il ragazzo allora si fa coraggio e mi chiede: «Do you speak English?»
«Yes»
«What is this?»
«It's corn boiled in water»
«In the Netherlands it doesn't exist»
«It's the typical food they give you in the Italian huts»
Una mia amica, che passa spesso le vacanze sul lago Maggiore, vede gli olandesi fare la spesa all'Ipercoop dove saccheggiano ogni sorta di formaggio pregno di coloranti e ogni salsa grondante olio di palma. Questa roba gialla informe, invece, è priva di grassi e pertanto non incontra i loro favori: il vassoio torna in cucina intonso com'è uscito, salvo una ditata.

Galleria fotografica

Faggeta
Faggeta
Monte Prado e monte Cusna
Monte Prado e monte Cusna
Mirtilli
Mirtilli
Alpi Apuane
Alpi Apuane
Panorama dal Prado: monte Cusna e lago Bargetana
Panorama dal Prado: monte Cusna e lago Bargetana
Lago Bargetana
Lago Bargetana
Lago Bargetana e Sprone di Prado
Lago Bargetana e Sprone di Prado

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Sergio Chiappino

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