La vecchietta


La vecchietta sale sull'autobus al mercato di Porta Palazzo. Un metro e trenta, tarchiata, sale a fatica i due bassi gradini, tirandosi su con le braccia e con una pausa a metà. Un signore le tiene la sporta, piccola, probabilmente tutto quanto riesce a reggere. Va a crollare su un sedile libero. Scende alla mia fermata. Si alza, va verso l'uscita e chiede ad una ragazza che sta per scendere di portarle la borsa. Le chiede anche se va a prendere il 5, ma la ragazza risponde di no. «Signora, prendo il 5. L'accompagno io», mi intrometto. Scende con la stessa tecnica di salita. Mi faccio passare la borsa, saluto la ragazza e mi avvio lungo la stretta banchina, seguito dalla signora, che ondeggiando avanza lentamente.

«Ah, è verde, attraversiamo».
«È dura la vecchiaia, sa?».
«Però vedo che reagisce».
«Devo muovermi per non restare paralizzata. Stamattina ho preso il...» e dice il nome di un farmaco che ho dimenticato.
Con andatura barcollante, attraversa con nonchalance l'ultimo incrocio con il rosso. «Viviamo in un brutto mondo, sa?»
Mi giro verso di lei. Ha la faccia tutta sudata e tesa per lo sforzo della camminata sotto il sole. È settembre, ma ci sono ancora 30° ed è l'una. Ce l'avrà coi politici che le tagliano la reversibilità o con gli zingari senza biglietto?

«Ieri sera ho visto Voyager. Hanno parlato di Gesù, se è vero. Stanno per arrivare delle radiazioni, non ho capito, adesso non so spiegare, faremo una brutta fine». Non ha capito ma l'ansia le è arrivata eccome. Non so cosa dirle. Sul momento non riesco nemmeno a capire di cosa possa aver parlato Giacobbo. A casa mi verranno in mente le tempeste solari, ma sarà troppo tardi. Resto senza parole. La signora non prosegue il discorso. Parliamo d'altro. Intanto arriva il 5. Le porto la borsa fino al sedile. «Visto che scende dopo di me mi darà una mano per portare giù la borsa». Mi sistemo poco più in là. La mia mente vaga tra quello che mi sono portato da leggere, quello che potrei dire alla signora quando scende per rassicurarla e Duane Allman che ho ascoltato ieri sera. Nel frattempo salgono le mandrie studentesche che frappongono un muro di zaini tra me e la signora.
La fermata precedente la sua, si alza e va alla porta lontano da me. Non la intercetto più.

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Sergio Chiappino

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