Saint Evence, 3:30-7:30


Mi dimentico sempre di com'è disgustoso il caffè bevuto dopo una levata nel cuore della notte. Ogni volta ricasco nello stesso errore, convinto che mi servirà a tenere gli occhi aperti. Invece è inutile, perché la sola tensione nervosa basta e avanza. Recentemente ho letto un racconto di Rigoni Stern in cui lo scrittore descrive benissimo l'agitazione della notte che precede il primo giorno di caccia: se la GH1 abbaiasse lacerando la notte quando sollevo le coperte, sarebbe la descrizione precisa delle mie uscite.

Guido veloce, dribblando i salti di carreggiata sull'autostrada prima e su deserte strade di montagna poi: arrivo al punto di partenza in anticipo su quanto stimato. Sono passato di qua una sola volta, lo scorso anno, in una giornata in cui le montagne manco si vedevano, avvolte dalle nuvole basse. Ma si capiva lo stesso, mirando l'infilata della valle, che questo era il posto giusto per fotografare il Cervino in una limpida mattina d'inizio autunno, quando la luce arriva dalla direzione giusta. Oggi, poi, mancano due giorni alla luna piena: significa che nella tarda notte ci sarà una luce lunare radente, seguita da un buio senza luna, ottimo per la Via Lattea. Nell'unica notte quasi limpida in una settimana di cieli coperti. Un grandangolare e un tele luminosi sono tutto quello che serve.
I ricordi su quale sia il punto migliore sono ormai sfumati e devo ripartire quasi da zero. Così, trovatone uno, dopo gli scatti notturni che avevo in mente, mi accorgo che ce n'è uno più adatto poco più avanti e devo ricominciare daccapo. A memoria imposto l'esposizione da luna piena e regolo l'apertura e il tempo di esposizione in modo che le stelle vengano puntiformi. Per la prima volta sto scattando in luna piena e mi sorprendo nel vedere comparire nello schermo i colori invisibili all'occhio di un animale diurno.

La valle del Cervino
La valle del Cervino

Proseguo per St Evence, dove voglio riprendere la bianca cappella e quello che mi ispirerà sul momento, perché i ricordi sono troppo labili per programmare in anticipo: non rammento nemmeno che esposizione ha la facciata e se sarà illuminata dalla luna oppure no. Cammino con la solita paura di incontrare dei cani randagi: l'unica volta che mi capitò, in una mattina di dieci anni fa, loro scapparono più terrorizzati di me, ma non mi fido lo stesso. Mi fermo a riprendere la luna e la valle centrale, ma è roba da buttare.
All'arrivo spavento una minuscola volpe, che dopo aver fissato meravigliata la mia luce monocola fugge con gli occhi lucenti a passi minuscoli e rapidi, senza sollevarsi da terra, saettando una manciata di metri sotto di me. Velature offuscano la luna, ma la luce è sufficiente a far funzionare il mirino coi soggetti chiari e la messa a fuoco a infinito con le stelle. Per prima cosa riprendo la chiesa, che ha una luce favorevole.

St Evence
St Evence

Gironzolando per il pianoro, decido di concentrarmi sugli alberi. Inizio con un'area picnic per vampiri.

Picnic per vampiri
Picnic per vampiri

L'albero che mi piace di più è un pino silvestre con due tronchi: lo riprendo con illuminazione laterale. Gli aghi sono troppo scuri per il mirino, così per centrarlo lo illumino a pezzi con la frontale. Dopo aver scattato mi accorgo che, in un angolino della foto, seminascosto c'è il Cervino. Come ho fatto a non vederlo prima? Sposto di poco il cavalletto, in equilibrio tra il nuovo soggetto da evidenziare e i rami dispettosi di un secondo pino, che fanno di tutto per infilarsi nello scatto. A forza di spostare millimetricamente il cavalletto, rimetterlo in bolla, armeggiare con le manopole della testa, puntare la pila a destra e a manca, ottengo l'inquadratura che voglio.

Pino silvestre con Cervino
Pino silvestre con Cervino

La luna, sempre nascosta tra le velature, sta tramontando alle spalle della valle centrale. Una scena livida, in cui un cielo postnucleare troneggia sulle luci delle città.

Valle centrale
Valle centrale

Un'ora è passata in un attimo. Alla frenesia degli scatti segue una mezz'ora di nulla, in cui aspetto che il cielo si rabbui e faccia emergere le stelle. Tiro fuori il thermos e col pacchetto di biscotti che ho con me mi concedo una frugale colazione, avvolto nel pile e nella giacca. Quando riprendo a fotografare, mi accorgo che nelle foto il cielo ha cambiato colore: dal blu lunare si è passati all'arancio delle luci artificiali. La fortuna del principiante mi fa includere una meteora e la remota galassia di Andromeda, scoprirò a casa, confrontando l'immagine con Stellarium.

Via Lattea
Via Lattea

Lentamente torno al punto in cui riprenderò il Cervino all'aurora, sul sentiero fattosi più buio dopo la scomparsa della luna. Nel silenzio del bosco, i gorgoglii della tisana nel thermos semivuoto mi sembrano voci lontane, di impossibili compagnie in questa notte solitaria. A est rischiara già, quando arrivo. I primi canti degli uccelli accompagnano la discesa dai 1600 iso ai consueti 100, mentre allungo il cavalletto e avvito il portafiltri.

Tra notte e giorno
Tra notte e giorno

Consulto gli appunti per scoprire quanto manca: ancora trenta minuti prima che il sole, da sotto l'orizzonte, rischiari la sola cima. Tento di ingannare l'attesa: faccio due passi, mando un messaggio per rassicurare casa che va tutto bene.
La luce purpurea riesce finalmente ad accarezzare la vetta per poi calare lentamente verso la base della piramide, modellando il Cervino di chiaroscuri. Il sole è velato: lo spettacolo è sommesso, appena percettibile. Misuro l'esposizione, decido quanto filtrare per non immergere la valle nella notte e poi scatto ripetutamente, ogni volta che mi sembra che la luce sia mutata, posticipando al lavoro a casa la scelta quale sarà la migliore.

La valle blu
La valle blu
La valle del Cervino
La valle del Cervino

Un rumore di passi annuncia un vecchio. Il suo cesto di vimini lo connota come il cavalletto sul precipizio fa con me. «Bello spettacolo oggi, eh?» dice senza fermarsi. Ci salutiamo e prosegue verso le sue mete. Le mie sono ormai dietro le spalle: le velature hanno spento il Cervino e i colori dell'alba.
Scemata l'eccitazione che mi teneva desto, è ora di andare a cercare un bar per una robusta iniezione di caffeina.

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Sergio Chiappino

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