Come mouros
Praia de Traba, Costa da Morte
«Il Mediterraneo è un po’ una cacata».
La bassa marea ha dilatato a dismisura la spiaggia atlantica distesa a perdita d’occhio, cosicché tra le ondate ricce e le dune fiorite lo spazio vuoto da riempire con le nostre orme è immenso. Quasi nessun altro ce lo contende: dei gabbiani schivi, qualche ragazzino, delle giovani coppie, due nudisti. Uno di costoro avanza deciso verso l'oceano, come se volesse tuffarsi, ma poi si limita a bagnare i piedi e spruzzare la faccia.
«Che idea andare nudi con questo freddo impestato».


Il soffio dell’oceano nulla sa del sole a picco e del riverbero abbacinante, da spellare il naso dispetto della protezione Kilimanjaro.
Il soffio dell’oceano succhia il calore del tuo corpo come una sanguisuga, tanto da costringerti a camminare protetta da giacca a vento e cappuccio, con i piedi nudi curiosi e timorosi dell'acqua gelida, dell’onda inattesa che ci sommerge i polpacci e ci trascina con sé.
Il soffio dell’oceano disperde la spuma in una bruma chiara, in grado di sciogliere i contorni del paesaggio distante e di cristallizzare il sale sulla pelle nuda.


Quindi questi luoghi non esistono solo come scenografia di harmony tropicali o canzoni da discoteca.
I galleghi credevano che dal sottosuolo i mouros fossero avvezzi a varcare la soglia del loro mondo, per generare le meraviglie incomprensibili del nostro: su questa striscia di sabbia bianca mi pare che abbiamo varcato la soglia della nostra evasione e ci siamo tuffati nudi nell'inafferrabile immensità dell’oceano.
Non ho avuto la percezione di quanto sia durata la passeggiata, se sia stata interminabile come il viaggio di Ulisse o fugace come un fulmine. È stata un’unità aristotelica di felicità condivisa, di orbite frenetiche attorno a te come alla mia stella: correre all'afelio per produrre un simulacro imperfetto da appendere in soggiorno, tuffarmi nella tua luce per afferrarti e baciarti in un minuto di eternità.


Lasciamo pure perdere i miei sassi: alla fine del tumulto mi inviti a sedere al tuo fianco, sul filo dei veli di onde pioniere, che la marea montante solleva verso di noi. Raccatti pezzi di plastica e persino delle pile, infili il tutto nella bottiglia che hai rincorso sul bagnasciuga, mentre rotolava trascinata dal vento, e poi vai in cerca di un cestino.


