Fotografare le stelle cadenti


Nivolet (Parco del Gran paradiso)
Nivolet (Parco del Gran paradiso)

Le Perseidi (aka lacrime di san Lorenzo) sono senz'altro lo sciame meteorico più popolare, non fosse altro che ad agosto ci sono le condizioni migliori per passare una notte fuori: si è in ferie e fa caldo. Tuttavia non sono certo l'unico: una lista completa, con le caratteristiche di ciascuno, è reperibile nei mesi relativi sul sito degli astrofili italiani.
Ammirarle è senz'altro coinvolgente: l’attesa di qualcosa che deve capitare, ma non si sa dove, e poi in un attimo tutto è finito. Tuttavia, perché non portare a casa un ricordo tangibile dell'esperienza? Con le moderne fotocamere elettroniche è possibile imprimere la loro scia sui sensori.

Scegliere il luogo e preparare la foto

Bisogna innanzitutto scegliere una notte senza luna e un luogo buio, lontano dagli insediamenti umani: meno luce c'è e più se ne vedono.
La mia prima scelta non è stata troppo felice, perché sono andato nei pressi di una diga. C'ero già stato in una notte di luna e non mi ero reso conto di quanto fosse illuminata: c'era pure un po' di foschia per l'elevata umidità, per cui la luce diffusa era tale da costringermi a cambiare lo scatto che avevo in mente. Alla fine sono riuscito a sfruttare come soggetto dell'inquadratura delle montagne lontano dalla diga che erano debolmente illuminate. Nelle notti senza luna, il terreno è molto più scuro del cielo, come nei crepuscoli, per cui può essere opportuno scegliere terreni chiari: ghiacciai, rocce dolomitiche, etc. Magari farci un sopralluogo prima, in una notte senza luna e vedere come va con qualche scatto di prova.
Per un secondo tentativo l'anno successivo, ho scelto un posto tra le colline vicino a casa: non sono buie come l’alta montagna, ma la Via Lattea era comunque visibile. Il vantaggio è senz’altro la temperatura più mite (quell’anno faceva molto meno caldo della media), lo svantaggio sono le zanzare. Sarà che il Monferrato è vicino alle risaie, o sarà stato il temporale di due giorni prima, sta di fatto che senza Autan sarebbe stato come fare un giro all’AVIS e anche spruzzati era fastidioso stare all'aperto.
Al terzo tentativo, ho scelto una chiesa isolata in media montagna ed è stata il compromesso vincente.
Un momento di riflessione merita la scelta del primo piano: è importante che sia un soggetto che varrebbe la pena fotografare anche senza meteore, altrimenti la foto risulterà vuota e piatta. L'unica differenza rispetto a uno scatto diurno sarà lasciare maggior spazio al cielo. Per questo adoro alberi e chiese, che, a differenza delle case, è più probabile siano lasciati bui. Sulle colline si prestano anche i casotti per gli attrezzi, che dalle mie parte possono essere molto curati e originali.
Inoltre, come del resto sempre in foto di paesaggio, è utile fare una ricognizione con la bussola, per sapere dove saranno oggetti notevoli del cielo, come la Via Lattea, di cui avrete preventivamente preso gli azimut alle varie ore da Stellarium.

Tecnica di scatto

La tecnica di scatto è molto semplice, ed è la stessa che si usa per i fulmini.

  1. Si mette le fotocamera sul cavalletto, perché i tempi di scatto saranno almeno dell'ordine del secondo e va lasciata ferma anche per ore.
  2. Si punta la fotocamera verso la zona da inquadrare. Visto che è molto buio, è probabile che almeno del terreno non si veda nulla. Le mirrorless Lumix hanno una funzione molto utile che può essere usata per rendere il mirino/schermo luminoso anche in questi casi, detta “Conferma degli effetti della velocità dell'otturatore”, che in sostanza scatta a raffica e mostra il risultato nel mirino, senza salvare la foto sulla scheda: basta impostare gli ISO e l'apertura al massimo, sottoesporre di un paio di stop, per avere un mirino luminoso e ragionevolmente fluido. È una funzione che potrebbe essere facilmente inserita in ogni mirrorless, ma l'ultima volta che consultai i manuali, non la trovai altrove. Se invece il soggetto che fa base è vicino lo si può illuminare con una pila, avvicinandola o allontanandola per regolarne la luminosità.
  3. Si mette a fuoco a infinito. Quando è tutto buio, c'è una tecnica semplice che consente di mettere a fuoco su una stella: si punta l'ingrandimento del Live View verso una stella luminosa e si mette a fuoco su di essa. È facilissimo e precisissimo.
  4. Si fa in modo che lo schermo sia spento per tutta la durata della sessione, in modo da risparmiare batteria (nel caso delle mirrorless anche il mirino)
  5. Si mette in modalità scatto a raffica e si blocca il pulsante di scatto con l'apposita leva del cavo di scatto remoto (in alternativa si può impostare l'intervallometro).
  6. Ci si sdraia su un luogo asciutto e ci si gode lo spettacolo, tanto la fotocamera fa tutto per noi.

Parametri di scatto

Ci sono alcuni accorgimenti che aumentano la probabilità di una cattura.

Si tratta di ammennicoli costosi, ma che in questo caso fanno la differenza tra il portare a casa un risultato o restare con le pive nel sacco: meno luce si fa arrivare al sensore, meno meteore si fotografano. Non serve invece una batteria particolarmente prestante: in più di un'ora di scatti a raffica, con una mirrorless non ne ho consumato neanche un terzo.
Un accorgimento a costo zero è il puntare la fotocamera verso il polo nord celeste (Setlla Polare), perché là le stelle descrivono un arco più breve nell'unità dei tempo, per cui si può utilizzare un tempo di esposizione più lungo, pur avevndo sempre stelle puntiformi, come le vediamo a occhio nudo, anziché le scie dovute alla rotazione terrestre. I tempi da impiegare in funzione della focale e della zona di cielo inquadrata sono repreibili sul sito astropix.com e sono dell'ordine dei secondi.

Un paragrafo a parte merita la focale da scegliere.
Più è corta, più cielo si inquadra e più aumenta la probabilità di cattura. Inoltre si possono usare tempi più lunghi con stelle puntiformi, che compensa un po' la mancanza di luminosità. Tuttavia le scie delle meteore vengono più corte e più esili. Viceversa salendo di focale.
Il compromesso che per me si è rivelato più efficace è stato un normale corto. Generalmente i normali luminosi sono meno costosi e di qualità migliore dei grandangolari luminosi; l'unico difetto da cui guardarsi è il coma, che rende le stelle delle sorte di Saturno, specie vicino agli angoli. Secondo me, se la lente non è troppo nitida, ma rende in foto i margini incerti che percepiamo di notte, è anche meglio.
Una volta ho fatto un esperimento con una focale davvero cortissima, un fisheye circolare che inquadra un angolo di 220° in ogni direzione. Non è molto luminoso, solo f/2,8, ma consente tempi di 60" senza scie di stelle. In quel caso, non sono riuscito a immortalare nessuna meteora in tutta la sessione.

Per dare un'idea, la foto che vedete in alto è stata scattata a ISO 1000, f/0,95, 25s; quella qui sotto a ISO 1600, f/1,4, 5s. Con questi parametri, nella foto vengono molte più stelle e meteore di quelle visibili a occhio nudo. Ho provato a fare un tentativo a ISO 400, f/2, 4 min, per avere delle scie anziché delle stelle puntiformi, ma in quel lasso di tempo non ho catturato nemmeno una meteora e mi sono scoraggiato. Tutte con il normale corto.

Casorzo (Monferrato)
Casorzo (Monferrato)

Altri esperimenti falliti

Ho fatto anche dei tentativi di unire gli scatti singoli per creare un trail di tutta le sessione. Il risultato è stato deludente, perché le scie delle meteore scompaiono dietro a quelle delle stelle. Però ho imparato lo stesso qualcosa.
Con la mia fotocamera si attiva la riduzione del rumore delle lunghe esposizioni già con scatti di pochi secondi, specie ad alti ISO, ma ho trovato lo stesso un modo per non avere buchi nelle scie. Basta impostare un tempo di esposizione che sia meno della metà di quello massimo per avere stelle puntiformi.
Inoltre quella volta ho avuto un contrattempo: alle 3 è passato un camion diretto a un vicino panificio, che a quell’ora era in piena attività. I suoi lampeggianti gialli hanno illuminato il primo piano. Il problema si è manifestato solo in uno scatto; tuttavia quando si uniscono le singole esposizioni si prendono i pixel più chiari di ciascuna, per cui lo scatto composto è risultato chiaro.
In totale sono circa 550 scatti in un’ora e mezza. Erano 600, quanti ne contiene la mia SD, ma ho scartato gli ultimi 50, perché all’ultimo è passato l’unico aereo della sessione. Il mio Mac del 2009 sudò non poco per estrarre i tif dai RAW da 20 Mpix e unirli.

Casorzo (Monferrato)
Casorzo (Monferrato)

L’effetto è totalmente surreale, e la cosa mi sembra buona, ma le scie sono fin troppe, quasi esagerate e di cattivo gusto. Una volta provai mentre sorgeva la luna quasi piena, ma non riscontrai significative differenze nel risultato.

Santa Maria di Morinesio (val Maira)
Santa Maria di Morinesio (val Maira)

That's all folks

In conclusione altri scatti.
Nella prima stava passando un'auto, che andava a parcheggiare presso la chiesa (la strada termina lì). Dato che nel parcheggio continuava a tenere i fari accesi, andai a bussare al finestrino per chiedere di spgnerli, facendogli prendere un coccolone.
Gli ultimi due giungono dalle Geminidi, il più intenso sciame meteorico dell'anno, che si verifica intorno a metà dicembre. A parte il freddo, la stagione invernale rende meno accessibili i luoghi bui dell'alta montagna, ma offre altri spettacoli, come la neve o il mare di nubi basse o nebbia illuminato dalle luci della pianura padana. Inoltre la notte arriva ad orari che non richiedono privazioni di sonno. Purtroppo non mi sono mai state molto propizie, perché sono riuscito a catturare solo quelle due modeste meteore che vedete (nell'ultima è a ore 2 dalla cima della torre, al centro dell'immagine).

Santa Maria di Morinesio (val Maira)
Santa Maria di Morinesio (val Maira)
San Peyre di Stroppo (val Maira)
San Peyre di Stroppo (val Maira)
San Peyre di Stroppo (val Maira)
San Peyre di Stroppo (val Maira)
Vaccera (val Pellice)
Vaccera (val Pellice)
Vengore (Langa Astigiana)
Vengore (Langa Astigiana)

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Sergio Chiappino

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