Toussaint l'overture
L'oggetto
Così è attorno a casa prima che le persone normali si traslino dal letto al sedile e le loro auto si approprino degli spazi comuni. Il progetto è nato in un bigio giorno dei santi e si è sviluppato nelle altrettanto uggiose mattine a cavallo delle fredde albe da guanti e calzettoni. Il titolo deriva appunto da ciò, ma è anche un omaggio a un fiammeggiante brano dei Santana, in spirito antitetico alle intirizzite e sonnacchiose mattine ritratte in questi scatti.
Quando andavo a scuola, la nebbia era una compagna frequente ma negletta nei giorni del primo quadrimestre, anche al ritorno quando in città si era invece dissolta ai primi calori del sole e dei termosifoni: il paese della nebbia, lo definì ancora negli Anni ’10 un vecchio e nostalgico pinerolese incontrato su sentieri lontani. Oggi, quando sarebbe il mio passatempo preferito nelle domeniche mattine casalinghe, può farsi desiderare per interi inverni di anticicloni africani.
Il soggetto
La stessa nebbia, decimata di micropolveri, non è più fitta e disorientante come quella che fece finire Marcovaldo sull'aereo per Bombay, mentre una sera cercava la via di casa: neppure la notte provo il timore di essermi perso e di dover vagare a tentoni come un sonnambulo improvvisamente destatosi in piedi nella notte. Anzi, per quanto le strade sono uniformemente illuminate, è laboriosa la ricerca di angoli bui.
Ciononostante al suo interno mi offre un senso di protezione dai passanti, come se dissolvesse la mia figura, io che da fotografo mi percepisco sempre forestiero minaccioso fuori dai siti preposti, mentre mi aggiro meditabondo con la grossa borsa nera a tracolla. Mi convinco che nessuno possa affacciarsi alla finestra per osservare il nulla e notarmi trafficare furtivo, nessuno dei rari passanti possa rendersi conto delle mie losche intenzioni di ladro delle loro ombre nere. Sarebbe una bella cosa poter vivere da ombra, senza dover spiegare e giustificare la propria alterità non riducibile al mondo indaffarato e festaiolo: uno strano concetto di beatitudine.
Una massima evangelica prescrive di non fare agli altri quello che non vorrei fosse fatto a me: io mai vorrei essere lasciato nel tepore dell piumone in queste umide mattine con la brina nei prati. Certo preferisco liberarmi dal torpore per camminare tra i colori autunnali dei boschi, ma non sempre le condizioni lo consentono.
L'oggetto
In quei giorni di ripiego la nebbia ha il pregio di rendere intriganti gli spazi urbani novecenteschi e milleniali accatastati alla rinfusa con estetica da baraccopoli luccicante, dopo che l'utopia ottocentesca del progresso tecnologico era stata rimpiazzata dall'imperativo della crescita. La ragione è che la ridotta visibilità cela il marasma architettonico e purifica i soggetti riducendoli a pure forme nere.
In questi giorni alla mia fotocamera il circondario appare pertanto confezionato a mio beneficio da un dio benevolo, come risarcimento effimero per la sua distrazione al momento dell'edificazione e premio karmico per la levataccia non coatta. Talvolta ho anche pensato di fotografare queste atmosfere in qualche luogo dalle architetture più gentili, ma finirei con il perdere l'unico momento in cui apprezzo i dintorni di casa: quegli altri siti sono godibili anche in tandem nei pomeriggi tersi.

































