Mallrise Hernandez
Topografia lunatica
Premessa
La luna è ormai quasi l'unica manifestazione celeste contemplabile dall'immensa città di Babele (nel senso della biblioteca di Borges) che è la pianura padana, durante il dì al sodio tra crepuscolo e alba. Peraltro quasi nessuna delle sue genti urbanizzate vi fa caso, tranne giusto qualche bambino prontamente messo in riga dalla mamma, essendo surclassata dalle violente repliche elettriche come fonte di luce. Anzi, si meraviglia assai quando per sbaglio la scorge, tanto che è una delle principali cause di avvistamenti ufo e le foto che la esaltano con lunghi teleobiettivi, ora accessibili a chiunque grazie a photopills e app analoghe e perciò molto in voga, generano uau a iosa. Prima che il progresso la relegasse all'oblio, ben diversa era la considerazione di cui godeva, come testimonia san Massimo, vescovo di Augusta Taurinorum al crepuscolo dell'impero romano: allora si usava correrle in soccorso con gran strepito allorché si eclissava, evidentemente perché non si poteva fare a meno di essa.
Il progetto
Sebbene non sia possibile restituirle lo status passato, ho almeno cercato di evidenziare i suoi negletti passaggi fra sfondi di mesta quotidianità nel sobborgo urbano ad alto consumo di suolo in cui vivo: le sue architetture, quelle osservabili dai suoi confini e il traffico motorizzato, la forma di vita predominante lungo dei percorsi obbligati per evitare un casello.
Avvio così un sistematico progetto topografico a lungo termine, come lo era stato in precedenza un laghetto in un'area protetta, ma stavolta a km 0, generalmente senza necessità di spostamenti in auto: infatti i confini comunali sono così angusti che, durante l'iterazione delle clausure pandemiche che vietava di oltrepassarli, era inevitabile violare le restrizioni con qualunque passeggiata. Lo ideai vagamente oltre dieci anni fa in seguito a un'osservazione accidentale in stazione, di cui nel frattempo ho smarrito la documentazione fotografica. Tuttavia a lungo lo portai avanti solo in maniera occasionale, allorché mi accorgevo fortuitamente che la luna era in posizione favorevole. Alla fine ho approfittato dell'opportunità di un domicilio coatto, durante una lunga mutua in seguito a un incidente in montagna, per applicarmi in maniera più strutturata, con tanto di esplorazioni di inquadrature e annotazione in tabella degli azimut di tralicci e depositi di rottami, ma pure vagabondaggi serendipici nei brevi intervalli propizi.
Il motore visivo è senz'altro il contrasto tra il fascino ancestrale della luna, con le sue millenarie stratificazioni di immaginario, con le sue relazioni magiche con il nostro mondo, con la storia e la mitologia della sua mirabolante esplorazione scientifica e tecnologica, giustapposte alla desolazione architettonica della periferia edificata in un giorno di cattivo umore. Il tema potrebbe prestarsi a interpretazioni simboliche, ma confesso di essere negato per le metafore, né il fotografo deve imporre la sua lettura.
Technicalia
Il limite geometrico a questa ricerca è la necessità di focali medio-lunghe per evidenziare la luna, come hanno imparato a proprie spese i fonofotografi: la lente prevalente è stata un 35-100 per microquattroterzi. Tuttavia le vie tra i palazzoni non sempre offrono spazi sufficienti e sarei liquidato come squilibrato, se avessi la faccia tosta di richiedere il comodato gratuito del balcone, della finestra, del tetto, per di più spesso a orari improponibili, ai compaesani sconosciuti, ai supermercati o alle fabbriche.
Inoltre la luce favorevole è un bene raro, poiché la luna ha da essere bassa per l'angolo di campo ristretto e il chiaro diurno ai suoi estremi. Infatti, quando tramonta o sorge di notte le luminosità di giorno sintetico e regolite illuminata dal sole raramente si amalgamano, non appena si eleva dal provvidenziale strato caliginoso dell'inversione termica (maledetto sia il föhn che sgorga l'aria e incide la luce). Per contro quando è bassa in pieno giorno si stacca poco dal cielo, chiaro all'orizzonte, ed è pertanto difficile da evidenziare anche con il polarizzatore, senza contare che sotto i raggi secchi del sole la caoticità dell'architettura priva di visione coerente è difficilmente gestibile.
Socialia
Certo a dover spiegare perché una notte si piantano piedi e trespolo nell’erba brinata davanti a palazzine in stile Togliattigrad, e a riuscire a dire con assoluta naturalezza che si documenta il passaggio della luna, c'è il rischio che ti prendano per squilibrato, che è una valida intuizione, ma socialmente a rischio per lo stigma che ancora aleggia sui matti e la gente stramba in genere, in una società dominata dall'ideologia della normalità. Almeno finché le ragazzine a zonzo il sabato sera, temendo per la propria incolumità, o qualche residente alla finestra, riconoscendo un incendiario in chi fissa i bidoni della monnezza al confine della proprietà, o una vecchia materna e apprensiva, temendo che mi buschi un malanno, non mi costringerà a giustificarmi con sanitari, carabinieri, alpini o sanvincenzo, fino ad allora chissenefrega e tutto bene.























































