Colle del Vento 2225 m

Valle di Susa/Vallone del Sangonetto

21 ottobre


In un baleno

Al di fuori del paese si cammina su una bella mulattiera, che tra muri a secco attraversa antichi terrazzamenti, riconquistati dal bosco da lungo tempo ormai. Anche nelle costruzioni diroccate si percepisce maggiormente la mano della natura che le sta smembrando, piuttosto che quella dell'uomo che le aveva edificate

Certosa di Montebenedetto
Certosa di Montebenedetto

Diario di viaggio

Si possono fare due anelli per il colle del Vento. Il primo parte da borgata Tonda e rimane interamente nella valle del Sangonetto, attraverso l'alpe di Giaveno in salita e pian dell'Orso e col Bione in discesa. Questo invece parte da Adrit (o Adret), frazione sull'inverso di San Giorio di Susa, risale il vallone del Gravio fino al lago Rosso, per poi affrontare il ripido pendio che porta al colle; si scende quindi per pian dell'Orso e la certosa di Montebenedetto.
Per via del percorso per buona metà boschivo, ottobre si rivela molto propizio per godere della magnificenza dei colori autunnali, ma anche di un bel tramonto sul versante solatio della valle, a ore comode.

La fontana di Adrit è il posto in cui si congiungono i percorsi di salita e discesa. All'andata si prende a destra, in direzione del rifugio GEAT Val Gravio. Le segnalazioni sono in stile piuttosto eterogeneo, ma ad ogni bivio sono presenti e chiare. Al di fuori del paese si cammina su una bella mulattiera, che tra muri a secco attraversa antichi terrazzamenti, riconquistati dal bosco da lungo tempo ormai. Anche nelle costruzioni diroccate si percepisce maggiormente la mano della natura che le sta smembrando, piuttosto che quella dell'uomo che le aveva edificate. Questa si impone solo nel tratto della mulattiera a monte del bivio per Travers a Mont, perché questa è percorsa dal trattorino che assicura i rifornimenti al rifugio.
Giunti al rifugio, vale la pena di fare una puntata alla cascata, dove il torrente si getta in una cristallina pozza d'acqua. Si prosegue indifferentemente per uno dei due sentieri che salgono all'alpe Mustione, uno per versante idrografico. Da entrambi sono evidenti i segni della ciclopica slavina staccatasi dopo l'eccezionale nevicata del dicembre 2008, che si fermò a breve distanza dal rifugio, limitandosi a sommergere la vasca di captazione della centralina idroelettrica, senza fortunatamente tranciare il tubo.
Dopo le faggete di Adrit, si marcia qui nel regno del larice. Entrambi sono nel fulgore dei colori autunnali e fanno da cornice dorata alla salita. A monte dell'alpe Mustione, dove tra primavera ed estate si può godere della fioritura dei rododendri, gli alberi d'alto fusto si diradano, per lasciare il campo agli ontani e alle praterie.

Risalito il salto a monte dell'alpeggio, si tocca l'ampio pianoro erboso del minuscolo lago Rosso, conteso tra pochi palmi d'acqua e le zone palustri che lo stanno conquistando. La conca è circondata da ripidi versanti, che culminano in rupestri picchi, regno dei camosci: li vediamo fuggire dall'assalto sonoro di un gruppo di allegri adolescenti canterini, provenienti dal Selleries e diretti in val Sangonetto assieme ai genitori.
Attraversiamo la piana dall'erba ormai stinta e risaliamo il versante per l'erto sentiero. Il primo tratto non è molto evidente, ma, raggiunto il tratto ripido, la traccia si fa chiara. Dall'alto si apprezzano le paludose sfumature dell'acqua del lago. In breve il sentiero diretto conduce al colle. Da qui si domina la conca dell'alto vallone del Gravio, che anticamente faceva parte della val Sangonetto, prima che l'erosione del torrente scavasse un varco verso la valle di Susa. Nel primo pomeriggio le cime che vediamo, dal Rocciavrè al Villano, passando per la Cristalliera, sono quasi completamente in ombra, tranne che per sottili lame di luce. Dall'altra parte la pianura è immersa nella lieve bruma di questo caldo ottobre, in cui bastano due magliette proteggersi dalla brezza. Se penso a quella volta in cui, in questi stessi giorni, ci trovammo in una bufera di neve al colle del Villano…
Ci concediamo una fugace pausa pranzo e scendiamo per i prati seccati dalla siccità. Dopo il colle Salancetta finiamo quasi per caso sulla panoramica cresta e sulla traccia che la percorre tutta fino a pian dell'Orso. L'altro versante della valle di Susa è velato da una lieve foschia che ne spegne i colori, mentre sotto noi il ripido pendio è un tripudio di gialli dei larici, arancio dei faggi e rosso dei ciliegi, giù nella conca della certosa di Montebenedetto. Più mille altri toni di cui neanche so il nome. Senza notarlo passiamo a monte di un camoscio appollaiato su una rupe, ma lui ci fischia contro e si rivela. Il salame. Scendendo aggiriamo rocce e ci facciamo accarezzare le gambe dai rododendri, fino a raggiungere il delizioso prato di pian dell'Orso, con la sua spartana cappella con bivacco, dove ci concediamo la merenda.

Pian dell'Orso è al limite del bosco. Sopra, i colori autunnali sono chiazze e trame, l'armonia nella diversità della natura. Sotto, sono un'immersione di caos, disordinati rami verdi di abete e pino che si sovrappongono e s'intersecano col ramato del faggio e l'oro delle betulle.
L'esperienza si esaurisce quando si trova la strada, dove pascoli aperti riconducono ad una visione esterna del bosco. Più lontano, in direzioni opposte la Sacra di San Michele e il Rocciamelone sono entrambi accarezzati dalla dolce luce del tramonto, più morbida del solito per la lieve foschia.
La Certosa di Montebenedetto, invece, si sta addormentando nell'ombra di una conca di alberi in veste autunnale. Non sono rimasti che i pastori. Laika, la cagna che con loro disappunto non vuole crescere, ci corre incontro per farci le feste e trascinarci a giocare con lei. Facciamo un giro nella chiesa del complesso e compriamo la squisita toma.
Come già osservato, le paline indicatrici non mancano, e qui ce n'è più di una che segnala la strada per Adret: solo che ognuna mostra tempi diversi, da 25 minuti a un'ora! A ciascuno il suo passo. Risaliamo brevemente un prato attorno ad alcune vecchie case fino a dominare la conca, per poi valicare la bassa displuviale col vallone del Gravio, immergendoci in un bosco fitto che sarà sempre più buio, nella luce del crepuscolo che cala rapidamente. Nell'ultimo tratto accanto al sentiero corre un vecchio canale che serviva a portare l'acqua alla frazione, oggi rimpiazzato da un tubo che ne ricalca il percorso. Con perfetta tempestività, alla luce dell'ultimo flebile chiarore, raggiungiamo l'auto nel piazzale deserto.

Galleria fotografica

Lungo la mulattiera del rifugio Gravio
Lungo la mulattiera del rifugio Gravio
La cascata del Gravio
La cascata del Gravio
Autunno nel vallone del Gravio
Autunno nel vallone del Gravio
Autunno nel vallone del Gravio
Autunno nel vallone del Gravio
Lago Rosso
Lago Rosso
Lago Rosso
Lago Rosso
Autunno radente
Autunno radente
Panorama dalla cresta
Panorama dalla cresta
Larici
Larici
Autunno
Autunno
Sacra di San Michele
Sacra di San Michele
Adrit e Rocciamelone
Adrit e Rocciamelone
Certosa di Montebenedetto
Certosa di Montebenedetto
Certosa di Montebenedetto dalle celle dei monaci
Certosa di Montebenedetto dalle celle dei monaci
La conca verso sera
La conca verso sera

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Sergio Chiappino

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